Vedendo e leggendo di Piazza Fontana e di quel periodo, quando ero giovane, molto giovane e meno giovane, ma giovane, dicevo a mio figlio di come quello fosse un periodo “facile”, un periodo nel quale le cose erano bianche o nere, giuste o sbagliate, di qui o di là.

Le sfumature esistevano, certo, ma erano gradazioni di colore, non grigio imperante, ma più bianco o meno bianco, più nero o meno nero, più brillante o più spento, ma sempre chiaramente giusto o sbagliato rimanevano.

Ognuno poi aveva il proprio giusto e il proprio sbagliato. e contro lo sbagliato ci si incazzava, si protestava, ci si agitava.

Mio figlio ha scosso la testa e ha bofonchiato qualcosa. Non è più così, diceva.

Il mattino dopo al risveglio mi sono chiesto: ma è proprio vero che oggi non sia chiaro cosa è giusto e cosa non lo è?

Chiudere le nazioni è giusto o sbagliato?

Combattere per il clima ovunque è giusto o sbagliato?

Combattere per la libertà di movimento delle persone è giusto o sbagliato?

Punire chi non rispetta la legge è giusto. Ma la legge non può impedire agli individui di muoversi come meglio essi credono. La libertà personale non può avere limiti se non, come ci si insegnava da bimbi, nelle libertà altrui. Ma se io (o un nero, un giallo, un marrone) vado a vivere altrove, affittando una casa vuota, se lavoro o lavoricchio o vivo del mio quali libertà altrui sto violando?

Gli stati ottocenteschi controllavano l’andare e il venire delle persone, ma oggi è giusto o sbagliato controllare chi entra e chi esce in termini di provenienza, religione, colore della pelle o credo politico o religioso?

io credo che oggi come ieri la questione sia semplice.

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