Sandro Frera blog dal 2006

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Giobbe

Il libro di Giobbe è un libro fondativo. Basato su antichissimi racconti, narra la vicenda di un innocente a cui capitano le peggiori disgrazie. Tratta, quindi, di quella che oggi chiamiamo sfortuna e la discussione, difficile oggi da comprendere, verte se la sfortuna sia “meritata”, ovvero sia un castigo divino. Gli amici, le gente è assolutamente convinta che dietro a ciascuna disgrazia ci sia una colpa commessa direttamente dal colpito o da qualcuno della sua famiglia. E’ la teoria del contrappasso, che, per quanto oggi ci possa sembrare, diciamo così, fantasiosa, ha invece retto l’etica e il vivere comune per millenni.

Kelsen, grande studioso di diritto, fa risalire al diritto di contrappasso la pietra angolare che ha retto e, in parte, regge tutto l’edificio della giustizia terrena.

Fatto che il povero Giobbe (di cui fa famosa una pazienza che nel libro emerge solo nei fatti, ma non certo nelle parole) subisce un pieno tracollo fisico ed emotivo senza colpe e protesta la propria innocenza contro ogni opinione contraria, pretendendo, udite, udite, di parlare con Dio per chiedergli ragione.

La novità del libro sta qui. Nella mancata accettazione del proprio destino. Nel chiedere conto a Dio delle proprie disgrazie, in un’etica individuale che si erge contro quella comunitaria. Giobbe sa di essere innocente ed anzi giusto fra i giusti e non si piega quando tutti gli dicono che i castighi divini non arrivano senza ragioni.

Per questo il libro è moderno e va letto. Va letto anche per la poesia della sua forma, per le immagini che lo percorrono, per la descrizione della bestia che domina il mondo.

Fondativo, quindi, sia da un punto di vista della nostra morale che della poesia che di lì ne è sorta.

Prologo

La prima parte – Dio, l’Avversario e Giobbe

Giobbe e l’amicizia

Giobbe e Dio

Giobbe, ultima

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