A volte m’incazzo, scoppio.
Tu fuggi lontano, travolto
da chi da uomo diventa
tempesta. Rumore. Frastuono.
Mie urla da fuori di testa.
Tu, tu mi fai tutt’intorno silenzio
come chi i monti fumanti
in due per prudenza divide
e aspetti che la furia si calmi,
il vento, il buio, lontano,
ed io torni ad essere un uomo:
tuo padre.
Io poi ti spiego, credo, data
causa e pretesto e le attuali
conclusioni: tu m’osservi distante,
vicino, e sbuffi un ‘ho capito’.
Cosa non so visto ch’io stesso
parlavo capendo straniero.
bellissima questa poesia! mi ha commosso Silvia