Lo so che tu che chiamo qual sei
nel tempo hai tanto cambiato
registro, e sapore, e colore
che quel ch’io vedo solo in parte
coincide col sogno ch’appare.
E lo stesso per me, attratto,
qual sono, da masse perenni
e da venti sempre spostato.
Parlarti, sentirti, vederti,
però, per me è sempre mare
che torna, ulivo assiso
in giardino, ombra potente
che tutto d’estate rischiara
addolcendo la spessadensa
calura, che senza sarebbe
mortale, quale è l’assenza
di te.
Sembra, in questo, la nostra fortuna
ché la vita ci spostò rispettando
le nostre rispettive e relative
distanze.
Per questo forse tu sei, ancora,
per me, fuoco d’inverno nascosto.
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