Grande mostra sul Caravaggio a Roma alle scuderie del Quirinale, spazio bellissimo, nel quale ogni anno viene allestita una mostra più bella dell’altra.
Quest’anno il Caravaggio.
Sul Caravaggio c’è poco da aggiungere. Solo notare che se il periodo a cavallo del seicento ha, per così dire, sdoganato il nero come colore e non come assenza di colore, ebbene Caravaggio ne è stato se non l’inventore, il sacerdote massimo. In lui il nero non è solo ciò che si contrappone alla luce, non è solo teatro, ma colore, pieno, vigoroso, presente.
Altra notazione. Se Rubens non fosse venuto in Italia e non avesse visto e copiato Caravaggio che ne sarebbe stato della pittura olandese dei decenni successivi? Se abbiamo parlato del nero, che dire del rosso, del coraggio del rosso, che Caravaggio introduce, anch’esso puro e che Rubens innumerevoli volte riprende?
Ed infine: la costruzione del quadro. La scena, il racconto, la psicologia. In Caravaggio si continua in questo la lezione italiana (Giotto, Piero, Masaccio) innovandola col gusto architettonico, robusto e solido, del cinquecento michelangiolesco.