Achille Bonito Oliva ha commentato il 23 aprile 2011 sul Corriere l’apertura di una mostra a Venezia curata dalla signora Bourgeois a Punta delle Dogane.

il suo commento aveva inizio con una lunga citazione di Nietsche che vale la pena di rileggere.

La nostra epoca sarebbe per Nietsche “il tempo dell’irrilevanza, della fine del valore della cosa in sé, il tempo della vita immediata invece che dello spirito assoluto, l’ineluttabile frammentazione dell’immagine, avvento del relativo, distruzione della serietà, del tragico e affermazione dell’effimero, dell’illusorio, del divertente.”

ora, al di là del risuonare in queste parole di un irriverente suono da nenia di vecchi contro giovani, per certi versi esse certamente hanno il sapore delle profezie auto-avverantesi.

infatti, l’influenza del filosofo è stata tale e tanta sul pensiero successivo che è lecito chiedersi se quella profezia non si sia in larga parte avverata in ossequio, in rispettoso ossequio, della profezia stessa. Fatto si è che la fine del valore della cosa in sé fa rieccheggiare i temi della riproducibilità in arte, ricorda la Pop Art americana e i dipinti e le serigrafie di Wahrol. L’ineluttabile frammentazione dell’immagine sta nei lavori di Rauschenberg e nei successivi e innumerevoli mix foto-pittorici. L’avvento dell’effimero, dell’illusorio e del divertente rimanda agli oggetti dell’ultimo Koons e al pescecane di Hirst e anche la fine del tragico (con speculare vittoria del divertente) si rivede in molta grafica e pittura gotica di questi anni, nelle quali gli elementi “tragici” sono tanto portati all’estremo da risultare gratteschi e perciò in effetti spesso solo divertenti.

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