Vincenzo Trione sul Corrierone nazionale ci racconta dei suoi pensieri circa la mostra a Palazzo Reale qui a Milano di Picasso.
La tesi principale è che il mondo dell’arte è ormai commercio e che bisogna ribellarsi in nome della inestimabilità della bellezza e dell’arte stessa.
Bisogna dire che condivido quasi tutto, ma non tutto. Che si sia in un’epoca che commercializza ogni cosa e che, dato il volano delle masse, nel mercato si mischi la qualità con la fuffa non c’è dubbio. I discorsi e le teorizzazioni sulla nascita e sulla prevalenza del kitsch nel novecento sono datati, ma certo corretti.
Che la gente vada alle mostre alla stessa maniera con la quale va ai concerti rock è indubitabile. E proprio alla stessa maniera oggi è normale pagare decine di euro (se non centinaia) per andare a sentire in piedi su un prato stretti e spinti da altre migliaia di persone un cantante rock quando per 5 o 10 euro si può comodamente stare seduti in una bella sala riscaldata ad ascoltare Mozart o Chopin suonati divinamente. Che fare? Niente. E’ così. Fa incazzare? Forse, ma poi la prevalenza della nostra salute mentale ci fa sospirare e tirare avanti.
Dove non sono d’accordo (e non tanto in chiave personale, quanto in chiave sociale – e poi mi spiego meglio) è quando Trione indirettamente propone un’arte gratuita, proprio perché inestimabile.
Non sono d’accordo, e qui mi spiego, perchè se a livello personale ho fatto la scelta di non dover mai dipendere dalla mia attività artistica (e tale è il mio consiglio anche per un giovane che inizi oggi), non posso pensare che chi ha avuto talento, fortuna e determinazione non porti a casa ciò che è giusto, in termini di giusta remunerazione del proprio lavoro.
Inestimabile è una categoria dello spirito, ma anche del mercato: cosa valgono oggi le case in Italia? il mercato è fermo. nessuno compra niente. tutti vendono e nessuno compra. una situazione che il mondo dell’arte conosce molto bene. quindi il prezzo delle cose oggi in Italia è tutto o niente: il loro prezzo non è stimabile, perché manca la domanda: sono inestimabili? alla stessa maniera intesa da Trione?
Il mercato dà un prezzo a qualsiasi cosa, compresa l’opera d’arte. Lamentarsi delle quotazioni è sciocco, tanto quanto compiangere i fenomeni di massa.
Ciò che bisogna sforzarsi continuamente di propugnare è il riconoscimento della qualità, al di là del prezzo, che fluttua spinto da mille forze spesso difficili da intendere. E lo sforzo verso la qualità fa sì, che non sia accettabile che chi ha gli occhi (quindi tutti) non veda. Non veda che alcune opere necessitano tempo per essere fatte e altre si fanno, con evidenza, in mezz’ora. Non veda che alcune opere hanno richiesto anni di meditazioni per essere elaborate, essendo sintesi di un percorso collettivo precedente.
questo è ciò che a mio avviso bisogna dire. sempre.