Ieri sera, teatro Strehler del Piccolo, 3 ore di vero teatro con Popolizio e altri 17 attori.

Confesso che non ho letto (né ho voglia di leggere) le ottocento pagine dell’omonimo romanzo di Scurati da cui è tratto lo spettacolo, ma la fama del libro (Premio Strega 2019) e la curiosità per una operazione culturale che dato l’argomento non si può non definire ardita ci ha spinto sulla balconata del Piccolo.

Ne è valsa la pena.

Non perché emergano prove d’attori particolarmente coinvolgenti, né per le invenzioni sceniche (aclune comunque notevoli), né tantomeno per la storia conosciuta se non nei dettagli nelle tappe principali, ma per la coralità e la coerenza dell’interpretazione e il ritmo impresso al racconto.

Popolizio ha scritto: “È una staffetta tra diciotto attori – spiega Massimo Popolizio – che, lontano da ogni retorica, porta all’attenzione del pubblico il ritmo incalzante di una scalata al potere, avvenuta in un momento di profonda debolezza di istituzioni e partiti.”

La figura di Mussolini ne emerge quasi fosse uno dei tanti, uno dei tanti che cercavano un cambiamento, una rivoluzione, la conquista di un nuovo ordine sociale, in mezzo a scontri feroci, a cui gli squadristi impressero un cambio di passo e di dimensione nella violenza e nell’aggressività.

Il rapimento e l’assassinio di Matteotti avrebbero potuto cambiare tutto. Non fu così. Ma questa non è un’altra storia, come diceva uno degli attori di Irma la Dolce, ma la nostra storia.

Vale assolutamente il biglietto ed anzi credo andrebbe imposto nei programmi scolastici della nostra pregiata Repubblica.

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