Nel film, di produzione israeliana, tedesca e francese, Salma è una vedova palestinese proprietaria di un bellissimo giardino di limoni. Il ministro della difesa israeliano compra la casa adiacente per andarci ad abitare con la famiglia e ordina che i limoni vengano abbattuti per timore che vi si possano nascondere dei cecchini e quindi essere una minaccia per la sua sicurezza. Siamo sulla Linea Verde, frontiera israeliana fino dal 1967.
Con grande sorpresa, Salma ingaggia un giovane avvocato palestinese (col quale avrà anche una delicata storia d’amore) e si lancia in una battaglia giudiziaria che approderà al tribunale supremo israeliano. La sua lotta suscita l’interesse di Mira Navon, la moglie del ministro che, trovandosi chiusa nella sua casa, conduce una vita infelice.
Il cammino legale e personale di Salma porta in situazioni complesse, oscure e anche divertenti, in un ambito difficile del Medio Oriente nel quale tutti i protagonisti si scoprono “soli” nella propria guerra per sopravvivere.
Il Giardino di Limoni, così come il Medio-Oriente si alimenta con humus, pita, tehina, falafel e il forno del Sahara per hamsin e sharav, può servire ancora come un altro comune denominatore, un elemento naturale che entrambi le parti condividono. Ma da due lati c’è un muro culturale di cemento. L’albero di limoni i cui i fiori sono così attraenti, ma dai frutti così amari da mangiare, rappresenta le mattine, i pomeriggi e le notti da Tel Aviv a Gerusalemme e da Ramallah a Gaza.
Salma, guardando oltre il recinto, riesce a strappare un sorriso. È quel sorriso che dà speranza al film e per la vita di migliaia di israeliani e palestinesi in cerca di una pace vera e duratura.
Ecco il tema del film: l’impatto che le decisioni ai piani alti hanno sulle persone comuni, e la possibilità per queste ultime di cambiare il corso delle cose mostrandosi più attive e non dando ogni cosa per acquisita. Direi che il film è un po’ drammatico, un po’ comico, un po’ immaginario ma anche realista in rapporto al caos del Medio Oriente, il caos tra Israele e palestinesi, le dispute e le frontiere, la terra e gli alberi, e tutto ciò che vi è connesso.
Il Giardino di Limoni
Eran Riklis
Israele/Germania/Francia
2008
106′
Distribuito dalla Teodora Film
sito film
Ieri sera ho visto il film. Bello, delicato, esprime un giudizio netto sull’incapacità israeliana di capire “gli arabi”, soprattutto e forse solamente agli alti livelli. Informa, tra le righe, su una situazione di guerra permanente nella quale l’esercito e i servizi segreti hanno un potere enorme, anche al di là della volontà politica e, soprattutto, della sensibilità della gente. Informa, anche, sull’incredibile convivenza tra uno stato occidentale e una povertà medioorientale estrema. Linee di confine invisibili dividono Milano2 dalla casba. Alla casa del ministro si accede per strade israeliane pulite e linde e percorse da mercedes e suv inappuntabili, mentre di fronte, a pochi passi regna la polvere, le strade sterrate, le macchine arruginite, le case mezze diroccate. Stupisce che uno stato possa pensare alla propria sopravvivenza trascurando il benessere del vicino di casa, quando il vicino è così vicino, senza confini naturali, senza niente, che non sia un frutteto di limoni. Stupisce che l’ebraico venga usato anche nelle comunicazioni ufficiali dirette a chi l’ebraico può non sapere. Stupiscono gli interpreti nei tribunali, stupisce questa politica della non accoglienza. Bel film, istruttivo, girato da israeliani soprattutto per gli israeliani.