Durante il week end gita a Venezia a casa del mio amico Maurizio.
Maurizio ha preso in affitto un bell’appartamentino in campo San Silvestro, proprio attaccato a Rio Alto.
Di lì, sabato sera ci siamo mossi per andare ad un concerto per organo in San Marco tenuto dal Primo Organista della Basilica, Maestro Roberto Micconi.
Raggiunti i nostri posti in una penombra piuttosto pesante, alla prima nota del programma le luci si sono completamente spente, lasciandoci in pieno ascolto della musica di Bach. Solo i lumi rossi delle candele appese. Poi piano piano la luce è tornata. A poco, a poco. Discretamente. Lasciando intravedere il Cristo Pantocreatore, per primo, poi via, via il resto, intanto che la musica, potente, continuava a parlarci.
Bellissimo. Da togliere il fiato. Da restare senza parole.
Al termine mi aggiravo tra i mosaici e riflettevo su quanto l’arte possa essere potente quando è semplice (?) e completa, quando ti avvolge e i rimandi e le coerenze sono infinite come le visioni che la Basilica offre sotto e sopra i suoi archetti.
Pensavo anche alle battaglie e alle conquiste di Venezia, al sangue che sono costate ai Veneziani e a coloro che ad essi furono sottomessi e osservavo come un capolavoro come San Marco (che dovrebbe essere gita obbligatoria per tutte le scuole del mondo) alla fine in qualche modo abbia redento tutta quella violenza. E da questo pensiero al chiedersi cosa permetta, cosa costruisca per noi e per il mondo la violenza che oggi ancora noi imponiamo e sopportiamo il passo è stato breve.
Fortunatamente era ora di cena e il Mascaron ci aspettava.