Sabato sera sono andato a vedere la mostra Giotto, L’Italia che si svolge a Palazzo Reale a Milano.

Sono undici pezzi (pale, tavole, frammenti) disposti con grande agio e cura di allestimento. Le schede dell’audioguida sono ben fatte.

Date queste informazioni, come dire, a carattere turistico, dirò subito che la mostra vale abbondantemente il viaggio e i soldi del biglietto.

Quel che si può apprezzare osservando le opere da vicino è evidentemente impossibile da cogliere a distanza di metri, quando si visiti gli Scrovegni o Assisi.

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E ciò che si può apprezzare è la cura del particolare luministico. Mi spiego meglio: tutti sappiamo che la rivoluzione di Giotto fu in due direzioni. La prima di natura spaziale. Rompendo gli schemi a matrice bizantina ed ecclasiale Giotto inventa lo spazio pittorico, ovvero rende credibili le ambientazioni, utilizza con proprietà la prospettiva (ancorché non ancora disciplinata dagli studi rinascimentali), apre l’opera al paesaggio. Tutti meriti immensi nella storia della pittura e tutti ben noti a chiunque abbia anche solo fatto le scuole secondarie superiori. La seconda fu a natura psicologica. I suoi personaggi hanno espressioni vive, curate, realistiche, hanno sguardi, sorrisi, corrucciamenti che fin lì non s’erano visti. Anche questo merito è stato a lungo discusso ed è ben visibile nella mostra di Milano.

Ciò che a distanza non avevo notato con la dovuta attenzione è la straordinaria proprietà nell’uso della luce. Ogni figura è illuminata con proprietà in ogni particolare, viso, mani, abiti, proprietà e consapevolezza pittorica che nei suoi contemporanei è meno evidente quando non del tutto assente o accademica e schematica. Meraviglioso.

Ma non meraviglioso nel senso barocco del termine, ciò che suscita sorpresa, ma nel senso che le sue figure, le sue composizioni come leggo che disse Giacometti sono un colpo allo stomaco della emozione, lasciano senza fiato dalla perfezione, sia in termini compositivi che, appunto, di particolari.

Ripeto merita il viaggio, nonostante 11 opere non sia un numero da Guiness dei primati. Bastano e avanzano per lasciare, come detto, basiti.

 

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