In pittura il racconto è sempre stato essenziale ed ha continuato ad esserlo fino a quando, a cavallo tra l’ottocento e il novecento, e di in avanti fino ai giorni nostri, non si è cercata (e trovata) una via autonoma rispetto alla “storia”, assumendo ad oggetto privilegiato delle proprie opere “l’emozione”. Emozioni dettate da un paesaggio, da un viso, da colori, da forme (ripetute e non), da una idea, da un segno.
Oggi si è tornati largamente nel solco naturale della pittura, quello nel quale, appunto, il racconto ha una importanza fondamentale, è una componente, come dicevo, essenziale del fare pittura.
Rispetto a questa dicotomia (pittura di racconto versus pittura di emozione) l’annosa e noiosa questione dell’astratto contro il figurativo si spegne, come disputa tra bambini (quale in effetti è sempre stata).
Finalmente terminata questa noiosa questione di liti fra bambini creativi. In un’opera può coesistere tutto dall’astratto al figurativo e quasi sempre chi osserva interpreta quello che gli necessita di vedere che raramente corrisponde a quello rappresentato dall’operatore e il fruitore curiosamente diventa operatore lui stesso . Buona giornata!
Helios confesso mi era sfuggito questo tuo commento azzeccato e che condivido in pieno. Bravo e grazie