Da un punto di vista strettamente pittorico la volontà di sottolineare simultaneamente l’effetto additivo dei colori complementari e la velocità del cambiamento sociale e artistico in atto (ricordiamoci l’esplodere del fenomeno “automobile”: è nel 1913 che Ford inaugura la prima catena di montaggio) porta i Delaunay e Kupka a lavorare sulla circonferenza come elemento primario della costruzione del quadro.
Nessuno aveva mai usato il cerchio in maniera così estesa e innovativa.
Le loro tele e, subito dopo, i vestiti di Sonia, sono vortici di colori simultanei.
D’altronde nessuna figura geometrica inserita in un ambito compositivo ha un minore connotato rappresentativo o, al contrario, una maggiore valenza concettuale e quindi astratta.
Le linee e i punti di Kandinsky hanno certo caratteri psicologici che allontanano dalla rappresentazione figurativa, ma spesso opere costituite con quei mezzi comunque riportano a paesaggi ideali, sentimentali o effettivi. Il cerchio, al contrario, evoca solo calma o turbolenza e la sua capacità costruttiva nella rappresentazione d’altro è possibile solo riducendone le dimensioni.
I Delaunay e Kupka quelle dimensioni invece le esaltano, ne fanno l’oggetto primo e solo della propria ricerca (come molto tempo dopo l’americano Frank Stella), consci appunto che il cerchio sia il piu potente dei simboli astratti.
Si potrebbe pensare che a questa astrazione Sonia in qualche maniera si ribelli con le sue creazioni sartoriali, ma in realtà il suo lavoro per primo rende tattile quella idea romantica che arte e vita possano e, meglio, debbano essere un’unica cosa, fa dell’arte un elemento pervasivo che contagia la dimensione quotidiana, il vestire, e di lì ogni altro aspetto. Idea, come si è detto, già presente nella secessione viennese, ma che con la Delaunay esce dall’oggettistica ed entra nei nostri armadi. Non per nulla alcuni stilisti contemporanei ne hanno onorato la memoria.