Virgilio Patarini è un artista e critico d’arte amico della mia amica Valentina Carrera. Non l’ho mai conosciuto.  Seguo su Facebook la sua attività che mi sembra sempre interessante.

Di recente ha pubblicato un post che, con una certa irruenza, invita alla semplicità di linguaggio.

Da sempre sono convinto che la semplicità di linguaggio sia un valore a cui tornare. Dopo le ubriacature della prima metà del novecento in campo poetico e quelle della seconda metà di quello stesso secolo in campo artistico si deve tornare alla chiarezza. Se vogliamo il desiderio e l’apprezzamento che di recente ha travolto le nostre gallerie d’arte per il figurativo classico testimoniano questa onda lunga di ritorno.

Quello che si fa più fatica a capire è che l’amore per la chiarezza e la semplicità non significa, o non dovrebbe significare,  rinnegare o dimenticare i progressi e le aperture, scoperte mi verrebbe da dire, che arte povera, pop art, dada, action painting e in generale tutta la tradizione degli anni cinquanta e sessanta ci hanno tramesso, ma solo riviverla e farla propria.

Viverla: questo è il tema.

Quando si invoca il celeberrimo “parla come mangi” questo si intende. Vivere l’arte ogni giorno, ripensandola e rimodellandola sulla propria personalità e sentire.

Augh, ho detto.

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