Chiavari, anche grazie alla attività della Associazione Culturale Tecnica Mista di Claudio Castellini, ha finalmente reso omaggio a Vittorio Ugolini, nel centenario della sua nascita.

La mostra è completa e bella, anche se soffre un po’, non solo degli spazi spesso angusti (la scelta del Comune di non rimuovere dalle pareti i dipinti seicenteschi e di lasciare alla mostra quindi solo il centro delle sale restringe di molto lo spazio di manovra e rende spesso impossibile la giusta distanza dai quadri), ma anche della mancanza di materiale esplicativo. Inoltre non facilita, almeno inizialmente, la scelta di ospitare i quadri degli anni quaranta in sale diametralmente opposte a quelle dedicate agli anni cinquanta, rompendo quindi il racconto evolutivo naturale.

Finite le critiche, peraltro di assai poco conto se confrontate con la completezza e la qualità delle opere esposte, resta il percorso pittorico di Vittorio Ugolini, che dalle prime opere figurative, si unisce al Movimento Arte Concreta (Mac) per terminare, dopo un breve periodo di naturalismo lirico, a quell’informale che declinato nella luce e nei colori chiavaresi ha prodotto, in lui e in altri (ad esempio Luiso Sturla), risultati di grandissimo livello.

Vale la pena segnalare al servizio di una migliore conoscenza e comprensione dell’opera di Ugolini il bel filmato realizzato con interviste a vari protagonisti della vita artistica chiavarese. In particolare i ricordi e le osservazioni di Mario Rocca e Mario Moronti sono decisivi.

Rocca ci ricorda come Ugolini si muovesse continuamente lungo due direttrici: la razionalità pungente della sua intelligenza critica e una volontà indomita di lirismo, concepita come capacità di cogliere l’attimo del vivente.

Moronti, invece, ci ricorda come la precipua qualità tecnica di Ugolini fosse quella di “tirare i colori”, di tirarli fino all’estremo alla ricerca di uno spazio pittorico reso proprio da quella estensione. Questa qualità, a guardar bene, anche se sembra riferirsi solo al periodo informale, è già ben presente ed evidente nei suoi primi quadri figurativi degli anni quaranta, quando sia le figure che lo sfondo vengono “tirati” e “snelliti” fino al limite possibile.

In questo un piccolo ricordo personale: nel visitare insieme una mostra di Cezanne, Ugolini mi fece notare come spesso quei quadri fossero costruiti su una “pittura in levare”, su una stesura di colore e di forma che poi veniva modellata con un movimento a togliere più che ad aggiungere. Questo ricordo si accumuna, quindi, alla osservazione di Moronti e disegna un carattere di Ugolini attento ai particolari, alle sottigliezze, sempre incerto che l’opera fosse davvero finita, tanto che le sue apparizioni pubbliche, le sue mostre, mai numerose, con l’età si ridussero al lumicino, nonostante le insistenze dei tanti che ne apprezzavano il lavoro.

Ciò che rimane di Ugolini, oltre all’affetto e alla commozione che ricordarlo mi provoca, è la lezione di una pittura che costruisce il proprio spazio non sulle architetture o sul segno, ma nel colore e dentro il colore, nella materia e dentro la materia, creando vibrazioni che diventano presentimenti di figure, dettagli di memoria e di senso.

P.S.: la mostra è curata dalla Associazione Culturale Tecnica Mista presieduta da Claudio Castellini, il progetto è stato fortemente voluto e supportato dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Chiavari guidato dall’Assessore e Storico dell’Arte, Silvia Stanig e sviluppato in collaborazione con l’Università degli Studi di Genova ed in particolare con l’AdAC, Archivio d’Arte Contemporanea dello stesso ateneo. La mostra sarà visitabile dal lunedì al venerdì dalle 16:00 alle 19:00, mentre sabato, domenica e festivi sarà aperta anche al mattino dalle 10:00 alle 12:00. Resterà chiusa il 25 dicembre e la mattina del primo gennaio.

 

r nella scelta della maturità di lasciare raramente la sua amata Chiavari, 

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