A stretto giro di posta abbiamo visto due bei film, molto diversi tra loro: Nel bagno delle donne, il primo, e Maigret (e la giovane morta).
Tanto ironico e scanzonato il primo, quanto cupo e crepuscolare (come l’ha definito il Corriere oggi) il secondo.
Nel bagno delle donne narra la vicenda di un trentenne (o giù di lì) che rimasto senza lavoro e dopo aver litigato con la moglie si rinchiude nel bagno delle donne di un cinema d’essai eternamente deserto e gestito dalla altrettanto trentenne, figlia del proprietario e fondatore.
La stranezza di questo comportamento, il rifiuto del giovane di uscire anche dopo una e più giornate (uno spioncino ne permette l’alimentazione) incomincia a girare tra i pochi spettatori e di lì, via web, tra un pubblico sempre più vasto, che inizia a frequentare il cinema non tanto per vedere quanto proiettato, quanto per andare davanti alla porta del cesso, bussare e interrogare quello strambo tizio che si è autocarcerato.
Dialoghi ben scritti, ritmo e caratterizzazione dei personaggi fanno sì che questa esile trama e idea si sostenga fino al finale abbastanza banale. Carino. Divertente. Unico.
Maigret è film di tutt’altro livello: Depardieu è Maigret e Leconte è il regista. Il prodotto è ovviamente professionalmente ineccepibile. La figura massiccia di Depardieu è in linea con l’immagine che si ricava dalle rare descrizione dell’aspetto del commissario presenti nei numerosi lavori di Simenon. Meno il suo viso incupito e depresso. Per questo il Corriere ha definito il film crepuscolare. Perfetta la moglie di Maigret.
Non svelerò la vicenda neanche nei più irrilevanti dettagli. L’unica cosa che mi azzardo a dire è che tratta delle numerose ragazze che nel dopoguerra abbandonavano la provincia francese per andare a Parigi a cercare fortuna.
Noto, però, una strana notazione sempre presente nella “critica” del Corriere: apprezzabile, si scrive su quelle pagine, la durata di 89 minuti. La brevità e la concisione sono ormai un paradigma della comunicazione. D’altronde abbiamo scoperto con la pubblicità televisiva che in 30 secondi (e anche meno) si riesce a raccontare una storia e quindi, pare intendere il giornale milanese, a che pro sprecare altro tempo dello spettatore?
In ogni caso ripeto l’interpretazione di Depardieu è decisamente apprezzabile, la storia (per quanto non esattamente attinente al romanzo) ben raccontata, la fine emblematica di molte altre storie di Simenon. Maigret non giudica. Maigret ricostruisce fatti e psicologie. Se lo si vede, non si buttano i soldi.