Nuova recensione di Claudio Cherin.
A poche ore dal suo suicidio, annunciato via web, Simon trova Blue.
Blue è una ragazza che ha trovato rifugio nella spazzatura. È spaesata, spaventata, porta una parrucca e un vestito dozzinale, non riesce a guardare Simon negli occhi. Ha difficoltà nel camminare. Come altri, troppi, Blue è una detenuta a cui la società ‒ in un futuro non troppo lontano ‒ impone, come a tutti i colpevoli di gravi reati, di essere rasata e di avere un collare fisso, che le somministra una sostanza, la Vaxina, che intorpidisce i sensi e cancella i ricordi.
Resi così privi di volontà, questi soggetti, vengono ‘riprogrammati’: svolgeranno lavori umili e manuali per la collettività o saranno affittati ai privati. Che li sfruttano in vario modo. L’inizio della storia vede, infatti, la protagonista denudarsi per poi mettersi un vestito e una parrucca per compiacere un cliente che la vuole come sostituta della sua ex.
Intorno a loro c’è una società che si è lasciata sedurre da un totalitarismo in cui mass media, tecnologia, capitalismo convivono.
Il lavoro degli automi risarcirà lo Stato. Non è chiaro se un giorno potranno essere di nuovo liberi. O se saranno costretti a lavorare per il resto della loro vita. Quello che è certo è che lo Stato gli sottrae la memoria, quella individuale e quella funzionale. Gli automi, infatti, non sanno più mangiare o fare cose che facevano prima. Non hanno più un passato. Anche una volta che sono stati liberati, e gli viene tolto il collare, non riacquistano la memoria o la propria personalità. Di loro rimane, forse, il nome. Di Blue, la protagonista, interpretata da Dagmara Brodziak, non si sa nulla. Non si sa cosa abbia fatto per perdere tutto. Né se ha aspettative di qualche genere. Le poche parole che dice sono storpiate, più simili a singhiozzi che non hanno un senso compiuto.
Forse Blue non è neanche il suo nome. Anche dopo che il collare viene rimosso, la ragazza è ancora stordita e troppo stanca nel corpo, per riaversi. E si dimostra per quello che forse è: una persona indifesa e innocua, un’anima pura che riscoprire la bellezza dell’umanità, come se fosse una bambina, proprio perché non ricorda nulla del suo passato.
Il quadro che ne viene fuori è quello di uno stato totalitario (kafkiano, forse) che ha lo scopo di eliminare ogni forma di critica. Fino a ridurre tutti gli uomini, o la maggior parte, in automi. Pronti ad eseguire ordini. Per contrastare questo, l’ex attivista Simon Hertz, interpretato da Michal Krzywicki, annuncia online che vuole suicidarsi. Il suo gesto è un’ultima dichiarazione contro il Governo, un gesto (più volte usato nella storia del Novecento) contro la disumanizzazione. E la schiavitù degli automi ormai diffusa nel suo Paese.
Una volta trovata Blue nella spazzatura, Simon decide di dare a se stesso e alla ragazza un’opportunità: permettere alla ragazza di iniziare una nuova vita. Per fare ciò devono andare a nord, attraversare le zone agricole del paese e arrivare al mare, da dove partire per la Svezia. Il paese che accoglie e protegge tutti gli automi, dandogli asilo politico. Anche se manca uno solo giorno al suo suicidio ‒ un evento mediatico che, oltre aver programmato nei minimi dettagli, sarà anche trasmesso live sul suo canale streaming, durante la notte di Capodanno tra il 2028 e il 2029.
Tra avventure sconclusionate, piccoli scontri con alcuni ragazzi che vogliono attaccar briga per evitare la noia, inizia il viaggio verso le coste del Mar Baltico. Così Simon ritrova la voglia di vivere, dopo aver perso la sua compagna, attivista anche lei, in una manifestazione in cui la donna è arrestata. Non si sa se sia morta o se sia in prigione o sia latitante. Con rapidi flash si apprende che la donna lo ha fatto scappare. Si è sacrificata per la sua libertà.
Per Simon, Blue è l’ultima possibilità di fare i conti con il passato: aiutarla significa negoziare con le ombre. Riportare in vita ‒ qualora fosse morta ‒ la donna amata. Riscattarsi dal peso di non averla difesa.
Il finale è incerto, forse si tratta di un finale aperto: Simon e Blue sono in acqua e più che nuotare cercano di stare a galla. Forse arriveranno in Svezia. O forse no.
Nel film si critica anche il Capitalismo e quel mondo social fatto di sponsorizzazioni e monetizzazioni: Simon stesso ha firmato diversi contratti di marche di lusso da usare durante l’atto estremo.
Non è difficile trovare richiami alla fantascienza classica, fra gli altri 1984 di George Orwell, alla Atwood de Il racconto dell’ancella o a Dissipato H.G. di Guido Morselli per giungere a Blade Runner e Atto di forza.
A Michal Krzywicki e a Dagmara Brodziak il merito di aver pensato, scritto e girato la storia. I due attori oltre ad essere anche autori polacchi di serie TV e di cortometraggi, hanno diretto e prodotto il film. 2028: La ragazza trovata nella spazzatura è giunto nelle sale italiane grazie alla distribuzione di P.F.A. Films e dalla Cooperativa Cinema Mundi e ha vinto l’ultimo Fantafestival.