Per chi non lo ricordasse, Roberto Longhi (Alba, 28 dicembre 1890 – Firenze, 3 giugno 1970) è stato uno storico dell’arte, critico d’arte e accademico italiano.

A ventiquattro anni scrisse questa dispensa ad uso privato, successivamente più volte ripresa e ristampata.

Ne ricordo il folgorante inizio:

“Ammetto alla prima che voi siate convinti, senza ch’io ci spenda parole, che l’arte non è imitazione della realtà, ma interpretazione individuale di essa.

Questo concerne il fatto artistico in genere sia letterario che figurativo: bisogna adunque scendere a un’altra distinzione essenziale: la distinzione tra arti figurativa e letteratura.

Il processo spirituale della creazione è identico per l’artista e per il poeta: ma il campo di realtà che interessa l’uno non riguarda l’altro.

Mentre il poeta trasfigura per via di linguaggio l’essenza psicologica della realtà, il pittore ne trasfigura l’essenza visiva: il sentire per l’artista figurativo non è altro che il vedere e il suo stile, cioé l’arte sua, si costruisce tutto quanto sugli elementi lirici della sua visione….”

E oltre:

“…il pittore invece vede il mondo da un punto di riguardo ben limitato ed intenso, ch’è poi il suo modo pittorico di vedere, e a quel modo riduce inevitabilmente il caos sterminato della realtà visiva. Ecco adunque delle equazioni successive: arte figurativa = stile figurativo = visione figurativa.”

Di questi stili, di queste visioni Longhi dà poi alcuni esempi, che sono:

  • stile lineare funzionale – Antonio Pollaiolo e Simone Martini, artisti cinesi e giapponesi
  • stile plastico – Masaccio
  • stile plastico-lineare – Michelangelo e, in parte, Giotto
  • stile prospettico di forma – Antonello da Messina
  • stile coloristico puro – mosaici di San Vitale a Ravenna

Libretto da leggere e rileggere. Abscondita, al solito.