C’è ancora qualcosa da dire su Hopper.

La prima cosa ha a che fare con quanto già altre volte discusso qui e cioé con la differenza tra illustrazione e pittura. Hopper nasce illustratore e per anni si guadagna da vivere in quella maniera. Da certi punti di vista questo si vede nei suoi quadri, anche se, anche se ad un certo punto della sua vita Hopper volle diventare pittore e studiò la luce. Per prima cosa (e a lungo) studiò la luce, il calore e il colore della luce.

Come dicevo, per tanto o per poco, i suoi quadri risentono fortemente del suo passato da illustratore, della sua bravura nello schizzare, nel ritrarre e nel non ritrarre, nel fermare una immagine con rapidità e immediatezza, ma quel che colpisce nei suoi quadri, la qualità che li fa rallentare fino quasi a fermarsi, è proprio la luce, la luce viva che innonda la scena.

Un’altra particolarità di Hopper sta nel suo rapporto con la moglie, rapporto esclusivo, morboso quasi, tanto che spesso i nudi di donna ritratti anche nelle pose più sconvenienti sono dedicati “to my wife Jo”. Ora che la moglie fosse la sua modella è evidente. Evidente a chiunque osservi più di due delle sue opere. La donna ritratta è sempre la stessa, con monotonia e furore. Ma se è evidente, se era ed è sempre stato così evidente, a che scopo annotare sotto al disegno di nudo femminile quel “to my wife Jo”? Perché? Per quale ragione questo omaggio reiterato nel tempo? Timore che si potesse pensare, da parte di qualche distratto, che quel nudo di spalle non era la moglie, ma una “donnina”? Castrazione volontaria d’ogni desiderio sessuale che non fosse l’unico e vero amore della sua vita? Non lo so, non ne ho idea, ma annoto questa stranezza che mai avevo osservato in altri.

E tornando alla pittura e al suo farsi in Hopper, guardando il bosco ritratto a volte alle spalle delle case, quel verde intenso, viene da chiedersi cosa avrebbe pittoricamente potuto fare se si fosse lasciato andare più spesso alla pittura per la pittura, se non fosse sempre stato fedele al disegno, allo schizzo, alla illustrazione che cresce e si struttura per divenire “quadro”?

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