Da Stefano Piantini rubiamo:
L’Opera Della Settimana. Marcel Duchamp “Étant donnés: 1. La chute d’eau, 2. Le gaz d’éclairage” (1946 – 1966)
Traduzione: “Essendo dati (o anche semplicemente Dati): 1. La cascata d’acqua, 2. L’illuminazione a gas”.
L’opera è una installazione costruita con materiali diversi e conservata Filadelfia, al Philadelphia Museum of Art. Marcel Duchamp vi lavorò per circa venti anni sino a poco prima della morte, senza parlarne a nessuno.
Étant donnés è composta da una vecchia porta di legno, velluto, ramoscelli, vetro, linoleum, un motore elettrico alloggiato in una scatola di biscotti che ruota un disco forato, un assortimento di luci, elementi fotografici e dipinti a mano che formano il paesaggio, una figura femminile.
L’opera si presenta come una porta in legno massiccio, esaminandola da vicino si scoprono due spioncini attraverso i quali è possibile vedere oltre. Dietro la porta una costruzione tridimensionale che rappresenta una donna nuda distesa su di un letto di ramoscelli secchi, con le gambe aperte a mostrare il sesso: il volto della donna è invisibile, ma vediamo che con la mano sinistra tiene sollevata una lampada ad olio che emette luce, dietro di lei un paesaggio forestale montano, in lontananza una cascata zampillante.
Il titolo viene, paro paro, da appunti di Duchamp per l’opera capitale che conosciamo come Il Grande Vetro (titolo originale del GV “Mariée mise à nu par ses célibataires, même”, ossia: “La sposa messa a nudo dai suoi scapoli, anche”. Un gioco di parole di affinità sonora che puo’ trasformare “Anche” in “Mi ama”).
L’acqua e il gas sono elementi che ritroviamo sia nel Grande Vetro che in Etant donnés, ma da queste premesse comuni le due opere procedono verso risultati finali sorprendentemente differenti. Quest’opera, dall’artista che aveva elogiato la contraddizione per l’intero corso della sua vita, stupisce per il suo aspetto così verosimigliante e unico nel suo lavoro.
Due opere magnifiche, forse visioni differenti dello stesso Caso: nella prima un mondo invisibile ed astratto, nella seconda il mondo reale (?). Come per Il Grande Vetro le analisi, le interpretazioni, sono numerose, alcune acutissime (magistrale Arturo Schwarz in “La sposa messa a nudo in Marcel Duchamp, anche” Einaudi, 1969) Non essendo uno storico dell’Arte, ne’ un Critico, preferisco ammirarne semplicemente l’aura magica. Forse anche a Duchamp non sarebbe dispiaciuto che, pur guidato (altrimenti non si capisce una cippa) ognuno la pensi e la interpreti Essendo Dati.
Un Genio, indeed.
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