Da Mario Rocca ricevo:

Botticelli nascita di venere

Tutto è chiaro limpido, l’onda disegnata, i fiori, il cielo.
Il movimento si è bloccato, inchiodato nell’attimo dell’apparizione. La bellezza e illuminazione. Identifica la linea il contorno e ogni cosa che appare. La bellezza è tranquillità, non ha angoli ne interruzioni solo morbida continuità.
Già, però, la pinza si stringe, il colletto si chiude, fra poco l’abito coprirà l’istante. Il tempo del bello è minimo, poi sarà ricordo, idea. I venti soffiano, spingono la dea nell’ombra del vestito, il bianco si fa grigio nella veste dell’ancella e diventa verde cupo nelle foglie e nell’ora che sarà.
I venti soffiano e rimarrà solo la malinconia.

botticelli_venus1

Dopo:

il pittore poggia la tavolozza su di un piano. I due giovani venti si vanno a cambiare nell’angolo lanciando urletti e sorrisi tra loro. La venere scende dalla conchiglia, si dirige verso una tenda velocemente, ora prova vergogna non è più Venere ma la ragazza che è sempre stata. Il pittore la segue con gli occhi, guarda il movimento di quel giovane corpo attraverso l’ombra che appare sulla tenda. L’ancella del dipinto che non è altro che la moglie del maestro lo strattona dicendo: “Da oggi basta mitologia solo santi e madonne:”

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