E’ notizia di oggi che un bel Gauguin sia stato battuto all’asta per 300 milioni di dollari.
In vita Gauguin spediva i propri quadri dalla Polinesia a Parigi e in cambio ne riceveva quanto necessario per vivere. In Polinesia, dove immagino il costo della vita non fosse esattamente quello parigino.
Gauguin precursore dei tanti cinesi e indiani che ci producono maglie, magliette e gadget elettronici? Da un certo punto di vista sì.
E’ l’ennesima dimostrazione che arte e soldi sono due dimensioni contingue il cui punto di contatto non è quasi mai l’artista. D’altronde quanti fanno arte per fare soldi? Solo quelli che hanno letto e sono stati convinti da Bonanni, quando dice di provarci e di smettere se nel giro di un paio d’anni non si sfonda.
Cezanne, secondo nella classifica degli autori i cui quadri sono stati ipervalutati, in vita ha venduto pochissimo, anche grazie ad un carattere al limite della decenza.
I loro quadri non hanno più un valore così come 300 milioni di euro non hanno valore per la famiglia reale del Quatar che lo ha comprato. Potevano essere di più o di meno, in un giro di valzer che non è difficile immaginare colmo di falsi e veri concorrenti.
Quel che conta per chi fa pittura è che con Gauguin il colore, il colore libero, si è definitivamente sdoganato, per quanto (e forse proprio per questo) in una versione meno aggressiva dei fauve.
I suoi rossi e arancioni messi in primo piano attraverso gonne, teli e cani (sì anche cani) hanno aperto orizzonti prima sconosciuti. La sua capacità di tenere rispetto ad accostamenti cromatici fin lì azzardati ha dischiuso mondi specie alle nuove esperienze cinematografiche e fotografiche.
Il suo grido polinesiano ha ricordato all’europa quali erano i suoi veri confini, al di là del colonialismo africano e asiatico destinato a morire. Una poesia, la sua, fatta di visi e colori e di una atmosfera magica rimasta per certi versi unica nella storia della pittura.
Per questo vale 300 milioni? Anche 400 o 1 o zero, che importa?
(ps: anni fa scrissi un libretto di poesie a illustrazione di quadri di Gauguin. Era il 1989. Molti dei lettori di questo blog temo non fossero nati)
Quello che sta accadendo nel mondo delle aste ha dell’inverosimile. Quest’ultimo acquisto è il risultato di una speculazione che non ha più niente a che fare con l’arte. Un’opera come dici non puó essere valutata attraverso il valore economico, ci sono valori intrinseci che non si misurano milioni di dollari. In questo caso poi per quanto amato, Gauguin non è mai stato oggetto di record eclatanti, ma è evidente che ottenerlo ad ogni costo è solo un “atto di possesso” che rientra nel mondo degli affari che con l’arte ha poco da spartire. Come spesso accade, tutti parleranno del Gauguin da 300milioni senza neppure conoscerne il soggetto o la storia..