Domenica sono andato a vedere la mostra Studio Azzurro, immagini sensibili a Palazzo Reale.
E’ da vedere. Vale assolutamente i 12 euri che ti chiedono e dato che è in programmazione per tutta l’estate c’è tempo per tutti.
Studio Azzurro è una bottega d’arte contemporanea attiva a Milano dal 1982. Adesso sono presso la Fabbrica del Vapore in via Procaccini. Evidentemente dotata di adeguate risorse economiche la bottega sperimenta nel campo delle arti visive, video, cinema, performance e nuove tecnologie.
Per la verità io sono sempre stato abbastanza scettico nei confronti dei video. Ricordo molti noiosi filmati che ripetitivamente immagino volessero significare qualcosa al di là (ben al di là) delle mie capacità cognitive.
Qui è tutta un’altra storia. Da un lato l’interattività, dall’altro la cura del colore e dei suoni fanno sì che le installazioni in qualche modo, ognuna di esse, ti prendano.
Questa mia impressione forse è falsata dalla prima del 1982: dodici telecamere poste in una piscina a bordo d’acqua hanno colto un nuotatore che ossessivamente percorre la vasca su e giù. Qualche oggetto ogni tanto turba la scena. Ripetitivo, certo. Ipnotico, anche. Ma i vari toni del verde azzurri dell’acqua, la maggiore luminescenza di alcuni schemi rispetto ad altri, il costume rosso del nuotatore, il movimento dell’acqua percossa dal crawl (se ne colgono le infinite onde mosse dai piedi) fanno sì che lo spettacolo sia notevole, anche e soprattutto da un punto di vista “visivo”. E’ un quadro in movimento. Anni fa, più o meno nello stesso periodo, io dipinsi un nuotatore, all’interno di un trittico. Il mio verde centrale (più intenso di quello dell’acqua di questo filmato) ricordava questa piscina. Questa installazione sembra quasi esserne la trasposizione filmica. E’ strano come certe idee e sensibilità siano comuni, a volte.
Poi varie installazioni interattive. Tavole che toccate cambiano immagini e suoni. Un tappeto sul quale dormono vari uomini e donne. Al percorrerlo le persone si spostano o si girano infastidite continuando (o cercando di continuare) il sonno.
Tutto in un crescendo fino alla installazione finale nella sala delle Cariatidi. Nella grande sala vuota sei specchi riflettono gli spettatori e al contempo parlano e mostrano d’improvviso un uomo o una donna che racconta la propria storia. Poi finito il racconto con un salto quella persona, quella immagine nello specchio vola in cima al soffitto, sul quale è proiettato un cielo azzurro nel quale volano molte persone, allontanandosi e avvicinandosi. Poesia.
Insomma, come detto, una mostra finalmente piena di stimoli per la mente. Bravi