Serata dedicata al film Chez nous di Belvaux. Storiaccia angosciante o promo politico realizzato per (cercare di) influenzare le elezioni presidenziali francesi?
Entrambi, io credo. Il film corre lungo questo doppio crinale, infatti, tratteggiando una storia di ambizione, frustrazione, violenza.
La storia è questa: nel nord della Francia al confine col Belgio una infermiera, madre single di due bimbi, viene irretita dal buon medico del paese a candidarsi sindaco appoggiando, quindi, la campagna di Marine Le Pen, in arte Agnés Dorgelle. La Dorgelle / Le Pen, infatti, ha deciso di rafforzare la propria leadership popolare presentandosi alle comunali di quel paesino, ma conscia di non poter poi garantire la propria presenza come sindaco, cerca una candidata illibata che le faccia da testa di legno. Peraltro la storia è verosimile, se non vera, stante che Marine Le Pen si è candidata per due volte in quelle zone della Francia, zone massacrate dalla globalizzazione che ha spostato altrove commerci, industrie e miniere. Negozi chiusi, case abbandonate, autostrade e viadotti.
L’infermiera accetta e scopre, pian piano, il volto oscuro del movimento politico di Agnés Dorgelle, fatto da un servizio d’ordine violento, da un controllo assoluto dei propri esponenti, da una intromissione costante nelle loro vite private, da una ipocrisia assoluta. E la violenza le è ancora più vicina, quando, nel finale, finalmente scopre quel che noi spettatori sapevamo da tempo, ovvero che il suo grande amore ritrovato, Stefan, è stato ed è un naziskin dedito a maneggiare le armi e fare scorribande notturne anti immigrati, insieme a falangi ben organizzate ed equipaggiate.
La Francia e l’Occidente sono quindi davvero sull’orlo (o dentro) una guerra civile? Quanta violenza non vedo guardando fuori dalla mia bella finestra? Quante armi circolano nelle nostre città, in barba a leggi e regolamenti?
E ancora la Francia è questa o quella sdolcinata e solidaristica del film Il medico di campagna di Lilti, visto poche settimane fa?
Probabilmente sono vere entrambi. La campagna normanna è profondamente diversa dal Nord Calais di Belvaux, così come, nel nostro piccolo milanese, Zona Fiera è abissalmente diversa da Via Padova o se vogliamo, in Italia la campagna piemontese è essenzialmente diversa da quella del casertano. Questo significa che alcuni territori vanno riconquistati con la forza alle leggi che regolano la Repubblica, come predicano i proseliti della cosiddetta nuova destra?
Questioni che il film sfiora, come sfioro adesso io e come in realtà facciamo un po’ tutti. Ci si fida delle forze dell’ordine e della robustezza del nostro impianto politico e parlamentare. Dobbiamo preoccuparci di più? Forse sì, visto che questi signori non la smettono di incitare alla forza e alla violenza.
Ma questa, come diceva il barista di Irma la dolce, è un’altra storia, che ahimé è la nostra.
Giudizio sul film: sei meno, meno. Lei troppo ingenua e i cattivi troppo scalcagnati (arrivano a scegliere la candidata sindaco all’ultimo minuto utile) e cattivi. Sì, dai, sei meno meno.
ps: una delle cose più fantascientifiche del film è che in due ore di visione del Nord Calais piove solo una volta e neanche tanto. E non fa neanche freddo! Come si vede quando dicono che la forza del cinema è nel farci sognare, dicono il vero, no?