Cari amici vicini e lontani, siamo arrivati all’ultima newsletter per quest’anno. Le ultime segnalazioni in concorso sono:

ILa sesta edizione del concorso si conclude ancora una volta con un gruppo di libri che testimoniano la vastità e la profondità della curiosità e degli interessi dei lettori.
Michela ci invita, infatti, da un lato a leggere le poesie di una giovane indio-canadese (Rupi Kaur), fenomeno letterario di oltre oceano, e dall’altro a immergersi nella vita di una gruppo di ragazzini del quartiere Brancaccio di Palermo (D’Avenia), romanzo di formazione di una nuova generazione di siciliani
D’altro canto, Gabriella ci fa riflettere con Carvelli sul sommo piacere del vagare senza meta, quello di Rousseau e di Walser, il piacere del tempo per sé, della mente libera e del corpo che macina, ma allo stesso tempo, con un voluto/non voluto riferimento incrociato al trascorrere del tempo, ci ricorda un romanzo di Claesson sulla vecchiaia, sulla distanza dal mondo, sul chiudersi dentro una piccola comunità di sopravvissuti.
Marco, invece, come spesso gli capita, indaga la storia, la vera storia, in questo caso quella di un uomo che non avrebbe dovuto essere tale, il signor morte, il dottor morte, Mengele, che sopravvisse fuggendo in Argentina, con una valigia piena di appunti e di prove della sua pazzia genetista. La giustizia divina forse esiste. Quella umana meno. Il lirbo di Guez si legge come un romanzo, ma in realtà è, per cura della documentazione, una cronaca.
Infine Paolo ci manda un libro, quello di Paci, che incrocia geografia e storia percorrendo quelle terre che furono devastate dalla prima guerra mondiale, il Carso, Caporetto, l’Istria, le Alpi, libro di ricordi e di scoperte, libro che con grande coscienza ci rammenta proprio in questo momento quanto strazianti possano essere le guerre, la guerra e che quella, la prima, è rimasta a fondamento della nostra nazione.
La sesta edizione termina qua. Da settimana prossima inizieremo le votazioni per eleggere il lettore o la lettrice dell’anno. Ma questa è un’altra storia, come direbbe il barista di Irma la Dolce. Votare è un gioco. Leggere no.
A settimana prossima.
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