Era tempo che non vedevo un film di Almodovar. Mi aveva fregato con quella farsa aeronautica e per quello disertavo anche le repliche frequenti dei suoi film in tv.

Di Dolor y Gloria avevo letto e sentito bene e quindi mi sono fidato. Ho fatto bene.

Storia fintamente autobiografica, il film tratta della malattia e della depressione, delle droghe e della solitudine, del ricordo come terreno su cui rinascere e lo fa, fa tutto questo con un tocco felice di leggerezza e autoironia, ma anche di grazia e di bellezza.

Il protagonista, ferito dalla malattia e dalla morte della madre, naviga nei miasmi della depressione fino a quando i ricordi, il ricordo di sé, non lo tirano fuori, non lo dispongono, lo sollevano ad una nuova vita. Ovvero alla sua vita che fu, a quello che era e che è, scoprendo con la ripresa finale inganno e burla di quel che sembrava vita reale.

Un Banderas monumentale in un film bello, intenso, a tratti commovente.

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