Discutibile (e discusso), fedele e infedele, Maestro e Margherita in scena al Teatro Strehler di Milano è bellissimo, come un viso giovane, pulito, luminoso, brillante, dallo sguardo intelligente, penetrante.

Ascoltando i dialoghi, seguendo il rapido aprirsi e chiudersi delle porte laterali che dà ritmo e intensità al susseguirsi delle scene, inevitabile pensare a quanto deve essere stato insopportabile essere poeti e scrittori in unione sovietica sotto lo stretto controllo di Stalin e piangere della stupidità sociale umana e ridere delle sue piccolezze. Il diavolo è il padrone del mondo? Da come andava allora e da come sembra voglia girarsi ad andare oggi, si direbbe di sì.

Tanto Cuore di cane era sarcastico, quanto questo è sofferente, commovente, nonostante spesso e a lungo si rida delle debolezze umane dei personaggi minori.

Bello, bello, bello.

Riondino perfetto. Unica debolezza è a tratti il tono di voce di Margherita, giocata in levare certo, ma spesso poco udibile dalla mia ultima fila.

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