Nonostante tutto qualcosa si muove. Molto belli i padiglioni di Madascar e Ghana. Interessante Stati Uniti. Deludente Italia (e molti altri).
Una riflessione: la globalizzazione ha nel mercato dell’arte uno dei suoi primi pilastri? Nonostante i numerosissimi filmati dimostrino l’ovvieta’ ovvero che vivere all’Artico o in Ghana o in Brasile sia cosa ben diversa l’una dalle altre, le forme d’arte presentate qui hanno tutte un medesimo sapore, parlanoo tutte la stessa lingua. Si salva l’uso del colore e della luce. L’arte quindi come linguaggio universale?
E di questo linguaggio uno dei fonemi più usati e abusati è quello del “uso di materiale riciclato”. Dare nuova vita al già vissuto è un sogno prometeico che ogni artista coltiva dentro di sé?
Dai dadaisti un avanti cambiare significato agli oggetti d’uso quotidiano è diventato un mantra del fare artistico. Cento anni sono passati (più o meno). Siamo sempre qui?