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Qui devo fare una digressione, prima di affrontare uno specifico passaggio filosofico del purgatorio, riguardante la natura della Fede. Desidero semplicemente indicare alcune mie incerte conclusioni, che potrebbero influenzare la lettura del Purgatorio.
Il debito di Dante verso Tommaso d’Aquino, pari al suo debito (di molto inferiore) verso Virgilio (in realtà deve più a Ovidio che a Virgilio) può facilmente essere esagerato; perché non va dimenticato che Dante legge e utilizza anche altri grandi filosofi medievali. Ciò nonostante, la domanda su quanto Dante abbia preso da Aquino e quanto da altre parti è una questione già dibattuta dal altri e non è rilevante per questo mio saggio.
Ma la questione in cosa Dante “crede” è sempre rilevante. Non sarebbe importante, se il mondo fosse diviso tra coloro che sono in grado di considerare la poesia semplicemente per quello che è e tra coloro che non riescono a considerarla affatto. Se fosse così, non ci sarebbe bisogno di parlare di tale questione agli uni e nessuna utilità ne deriverebbe nel parlare di questo agli altri. Ma la maggior parte di noi sta tra quei due estremi e usa confondere i temi; da qui la giustificazione dello scrivere libri su altri libri, nella speranza di chiarire le cose.
Il mio punto è che non ci si possa permettere di ignorare le credenze filosofiche e teologiche di Dante, o saltare i passaggi che li esprimono più chiaramente; ma che d’altra parte non ci viene richiesto di credere a nostra volta. E’ sbagliato pensare che ci siano parti della Divina Commedia che sono di interesse solo per i Cattolici o per i medievalisti.
Perché c’è una differenza (che io qui faccio fatica a fare più che affermarla) tra credo filosofico e assenso poetico. Non sono sicuro che esista una grande differenza tra credo filosofico e credo scientifico; ma, posto che esista, tale differenza inizia solo adesso ad emergere e certamente non era tale nel tredicesimo secolo. Nel leggere Dante dovete entrare nel mondo del Cattolicesimo del tredicesimo secolo: che non è il mondo del moderno Cattolicesimo, così come il suo mondo della fisica non è il mondo della fisica moderna.
Non siete chiamati a credere ciò che Dante credeva, perché la vostra fede non vi darà uno scellino in più nella comprensione e nell’apprezzamento; ma siete chiamati sempre più a capire il suo mondo. Se riuscite a leggere il poema come un poema, allora crederete nella fede di Dante esattamente quanto credete nella realtà fisica del suo viaggio; ovvero sospenderete il vostro giudizio. Non negherò che in pratica sia più facile per un Cattolico afferrare il significato, in molti punti, più di quanto non possa un normale agnostico; ma questo è vero non a causa della fede Cattolica, ma perché è stato istruito. E’ un tema di conoscenza e ignoranza, non di fede o scetticismo. La questione vitale è che il poema di Dante è un tutt’uno; e quindi devi alla fine arrivare a comprendere ciascuna singola parte per comprenderle tutte.
