L’altro giorno Mario Rocca gentilmente mi ha invitato a pranzo. Aveva cucinato delle triglie che valevano il viaggio. Al termine ci siamo messi a parlare di pittura e di musica, della differenza tra le due. Il levare della pittura, il sospendere, si era d’accordo creava i presupposti per un inevitabile significato la cui abolizione (nei tentativi dell’arte analitica et similia) erano e sono velleitari, proprio per le caratteristiche implicite del mezzo.
Poi nel pomeriggio Mario mi ha spedito queste note a cui io poi risposto con quelle che trovate piu avanti.
Mario: “Dipingere non è solo fare quadri. Dipingere è altro. È mestiere, è essere presente dentro la propria realtà, è spingersi oltre a ciò che si è già fatto. Dipingere può essere composizione, racconto simbolo. Dipingere è esprimere se stesso senza ignorare quello che è stato. Dipingere non è cercare sicurezze ma trovare immagini. Quando parlo di mestiere, parlo di dati concreti. Il mestiere è la storia del fare, è la ricerca ossessiva dei mezzi che permettano di esprimersi. Senza mestiere è come non saper scrivere, non conoscere la lingua. Ciò che esce è solo un borbottio. Essere presente nella propria realtà, non significa descrivere la propria vita, le proprie turbe amorose o psicologiche all’interno di simboli, dipingere non è una cura psichiatrica. Una pennellata di Van Gogh, contiene tutto il suo essere, tutti i suoi problemi, senza aver bisogno di rappresentazioni simboliche, quella e letteratura, se uno ha bisogno di quello scriva un diario intimo ma non dipinga, oppure vada da un medico. Dipingere ho detto può essere racconto o simbolo. Ma deve essere prima di tutto pittura. Il simbolo non ha valore in se stesso ma solamente come tramite per giungere alla pittura. Molta dell’arte passata è religiosa, fatta di simboli dati, ma non sono loro a dare la grandezza dei maestri. Questi hanno tradotto il simbolo in materia pittorica personale. Non è Raffaello o Caravaggio che sono diventati simbolici, è il simbolo che è diventato Raffaello e Caravaggio. Noi siamo fatti di storia, noi siamo perche altri sono stati. Cercare se stessi è anche cercare le nostre radici. Questo per un pittore è avere sempre presente i pittori e la storia della pittura. Tutti i grandi hanno sempre detto che bisogna guardare e capire, capire non è dire mi piace o non mi piace, a volte si impara di più da quello che ci è estraneo che da quello che non è di nostro gradimento. Le radici non devono essere freni inibitori, non devono essere modelli fissi da copiare, ma basi sicure da dove è possibile partire e andare oltre, o al limite combatterle. Il dipingere non è sicurezza, non è arrivare ad un obbiettivo dato e definitivo, dipingere non è la ricerca della sicurezza sia tecnica che psicologica. Dipingere è mettere sempre in discussione il risultato, non cercare l’appagamento, che ci può essere, ma solamente momentaneo. Dipingere è essere sempre sul presente, con tutta la volontà creativa verso il dopo, il domani. Dipingere è il quadro che si fa, non i commenti belli o brutti degli altri. Il dipinto deve essere come un respiro dell’esistenza, lo sente l’autore, ne fruisce lui, e continua a respirare colore e forme.”
E io:
dipingere è guardare e capire e dopo aver guardato e capito dipingere ciò che si è visto e capito, non smettendo mai di chiedersi se ciò che si è visto e capito è davvero ciò che ci era di fronte e se il modo in cui rappresentiamo ciò che abbiamo visto e capito riesca a rappresentare esattamente ciò che abbiamo visto e capito.
dipingere è dare vita ad un nuovo spazio pittorico che deve essere solido a sufficienza perchè chi guarda possa entrarvi e abitarvi, ritrovando, intuendo ciò che noi abbiamo visto e capito e scovando semmai altri angoli dai quali guardare e abitare il quadro.
i simboli, le figure, le linee, i colori sono gli elementi con cui costruire quello spazio e renderlo vivo, abitabile. Fare pittura rinunciando al racconto o ai colori (un mio conoscente pittore dipinge solo in bianco e nero) è far nascere creature sminuite nella loro potenza, nella loro interezza
