L’amico Mario Rocca, pittore esimio, questa volta si esprime con la poesia. Mi dice che mentre disegnava gli sono venuti questi versi, che da questo punto di vista compiono un percorso inverso: normalmente sono i disegni che illustrano un testo, mentre in questo caso è dalla nascita dei disegni che sono venuti questi versi, che quindi in certo senso illustrano i disegni.

Ecco quanto:

Il mare si scuote
Scompare l’orizzonte
In questo tempo rotto
La nebbia sale
Poi un fragore
Un lampo una presenza
L’onda si spacca
Emerge la nave
Approda nella sabbia
Suoni di trombe
risa urli e lacrime
sbarca questa folla
invade la rena
s’insinua nei vicoli
si allarga nelle piazze
entra come acqua
dentro le case
sale gradini
si nasconde dietro
divani e velluti quello che è
domani non sarà
forse si ricorderà
come spirale avvolge
questa fame arrivata dal mare
come lama incide
pazzia eterna chimera
liberi l’idea
sottometti l’uomo
ferisci a morte la radice
con i tuoi canti
appaganti
con le tue movenze
dai inizio a balli languidi
a urla strozzate
a morti desiderate
il tempo non è più
il muro si alza
e poi si frantuma
nel suono assurdo
dell’assenza
il cielo si tinge
il viola e il rosso dominano
spargono ombre
lungo questa strada
che appare infinita
facce teschi ossa
diventano cera
sciogliendosi
al suono lontano
di una melodia ricordata
al canto di un amore perso
al sorriso di una bimba
ad una fotografia stracciata
dov’è finita la linea
dove si è oscurato il fuoco
dove si è perso l’incanto
ora tutto sfuma
il silenzio appare
la notte bussa e entra
come sempre
la nuvola si spegne
da antica poesia
i fanali si accendono
ancora la spiaggia
un mare e un orizzonte
un bimbo corre
spinto da un sogno
inseguito da un incubo
ancora lontano

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