Dal mio amico Stefano Piantini rubo questo omaggio a due geni.
Guido Reni “San Sebastiano” (1615 circa, olio su tela, formato cm. 127 x 92, oggi nelle collezioni di Palazzo Rosso, Genova). Yukio Mishima “San Sebastiano” (1963, fotografia di Eikoh Hosoe).
Iniziamo dal Santo e dal suo martirio. Sebastiano (Narbona 256 d.c.) entra con alto grado nella cerchia militare dell’Imperatore Diocleziano, l’Imperatore non aveva in simpatia i cristiani e Sebastiano era cristiano. Scoperta la fede del suo ufficiale, una quinta colonna, Diocleziano lo condanna morte, lo legano a un palo e lo falciano con archi e frecce. Sebastiano è come un istrice, ma sopravvive.
Prodigiosamente guarito e nonostante gli amici lo preghino di non farlo, Sebastiano ritorna dall’Imperatore per denunciare le persecuzioni dei suoi correligionari. Lo raggiunge nel Tempio del Sole, Diocleziano non gradisce: lo fa fustigare a morte e il suo corpo viene gettato nella cloaca massima. Il prodigio del Santo, ridà la voce a una muta e converte una torma di pagani, è probabilmente una patacca postuma.
Il Santo è uno dei più frequentati dai grandi maestri della pittura, ne cito solo alcuni: Botticelli, Perugino, Mantegna, Crivelli, Foppa, Lotto, Memling, Holbein, Rubens, Delacroix, Schiele, Dalì, sino a Louise Bourgeois.
Il Sebastiano di Reni ebbe all’epoca un grande successo, tanto che l’artista lo replicò più volte. Il dipinto risponde agli ideali classici della poetica di Reni e non mostra il corpo di un martire massacrato dalle frecce e grondante sangue, ma quello idealizzato di un giovane dalla bellezza venata di sensualità ed erotismo. Il Sebastiano di Reni diviene oggi una icona gay.
Il 25 novembre di 50 anni or sono lo scrittore giapponese Yukio Mishima (un genio) termina la stesura dell’ultimo romanzo della tetralogia “Il mare della fertilità”.
Lo stesso giorno, accompagnato dai membri più fidati del Tatenokai (milizia paramilitare fondata dallo scrittore nel 1968) occupa simbolicamente il Quartier Generale del Comando Orientale delle Forze di Autodifesa Giapponesi, sequestra il generale Kanetoshi Mashita e lo lega alla poltrona dell’ufficio, arringa un migliaio di uomini del reggimento di fanteria presente sulla piazza, rientra nell’ufficio del generale e si suicida secondo il rituale Samurai del seppuku.
Mishima ha 45 anni.
23 anni prima, lo stesso giorno, il 25 novembre, Mishima inizia la stesura del romanzo che lo renderà famoso: “Le Confessioni di una maschera”. Un momento celebre del volume descrive la sua prima masturbazione (qui una traduzione della pagina), guidata da una forza non controllabile emersa dalla attrazione nei confronti di un’opera d’arte: il San Sebastiano di Guido Reni, visto sulle pagine d’un libro.
Mishima si fa ritrarre come san Sebastiano dal fotografo Eikoh Hosoe. Il suo suicidio è una macchina perfetta, progettata per tutta la vita, vissuta da alcuni personaggi dei suoi romanzi, mimata da YM nella veste di attore cinematografico.
Sono andato lungo, volevo celebrare due artisti sommi e ricordare Mishima a quattro giorni dal 50° anniversario della sua ultima opera d’arte, il suo suicidio.


