Come si leggeva nei libri di quando eravamo bimbi, c’era una volta una Pittura il cui compito principale era quello di raccontare storie o di ricordare per immagini storie già note ai più. Il compito era illustrativo.

Questo è stato vero fino all’altro ieri e a seconda dei gusti del committente può essere vero ancora oggi. Esistono ancora molti miliardari che chiedono affreschi o ritratti di famiglia, ma non si può sostenere che la funzione sociale della pittura sia ancora quella, nonostante queste eccezioni.

A partire dalla seconda parte dello scorso secolo l’invadenza della fotografia, della televisione e del cinema hanno occupato manu militari tutto lo spazio illustrativo sconfinando spesso anche in altri ambiti.

Compito della Pittura da quel momento in poi è stato quello di rappresentare sentimenti e idee. E questa rappresentazione si è spogliata progressivamente da quel carattere autoreferenziale e psicologico che in qualche maniera ne aveva connotato gli inizi per assumere via via sempre più e meglio un carattere meno personale e più generale.

Così si capisce la stagione delle installazioni o della pop art.

Questo compito è tutt’ora lì pronto da essere perseguito, utilizzando i linguaggi che le arti figurative hanno nel frattempo elaborato.

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