“L’ età dell’ oro, che una cieca superstizione aveva posto dietro (o davanti) a noi, è in noi”. (Levi Strauss).
- I significati del viaggio
Il doppio senso del viaggio è la sua direzione e il suo significato, al medesimo tempo.
Abbiamo visto nella prima parte di questo libro il senso dei viaggi inteso come direzione geografica; vedremo ora nei prossimi paragrafi il senso del viaggio inteso come significato d’ esperienza.
Vi è poi un terzo significato del viaggio, un terzo “senso“ che contribuisce ad arricchirre di significati il viaggio nella nostra cultura. Questo terzo senso è quello del viaggio inteso come piacere. Viaggio come “senso” dello spostarsi, come voluttà dell’ andare. Il piacere di partire, distaccarsi, girare il mondo. Ascoltiamone un esempio: ” … la febbre dei preparativi affrettati, l’ ansia delle notti insonni tra insidie d’ ogni genere, la poesia dell’ ignoto e degli spazi infiniti, mentre la lenta carovana trascorre silenziosa, e la gioia per la vittoria strappata alla natura ribelle. Forse era in questo inobliabile abbandono della carne e dello spirito, in questa specie di eroico paganesimo il segreto di quel mal d’ Africa che, come un richiamo del sangue, conduceva nel continente nero geografi e scienziati, esploratori e missionari, avventurieri, trafficanti, e che doveva prendere anche lui per non abbandonarlo mai piu'” C. Zaghi prefazione ad Orenoco di L. Nasbitt del ’38. Questo è il piacere del viaggio, la sua sensualità, la passione, l’ ebrezza dello spingersi avanti e procedere.
Alla base di questo ultimo significato del viaggio c’è ben piu’ che la geografia o la semantica; piuttosto una scuola di pensiero, una “concezione del mondo” (se non è una parola troppo grossa), che ha diviso la nostra cultura tra i favorevoli al viaggio ed i contrari. Di fronte al viaggio la nostra tradizione si spacca in due filoni distinti, opposti. Il primo nega l’ importanza del viaggio e dell’ incontro col nuovo quale modalità di confronto ed acquisizione di conoscenza. Il secondo filone vede invece il viaggio come il momento fondamentale dell’ esperienza nell’ incontro col nuovo, col diverso. Entrambi sono accomunati dall’ esperienza del piacere, che ricavano gli uni dalla conoscenza attraverso il pensiero o la tradizione scritta, gli altri dalla conoscenza attraverso l’ esperienza del viaggio fisico.
Il primo filone culturale possiamo farlo nascere a partire dalla cultura greca nel famoso frammento:
” per quanto tu cammini ed anche percorrendo ogni strada, non potrai raggiungere i confini dell’ anima, tanto profonda è la sua essenza” (Eraclito,45)
vi troviamo poi Orazio ( coelum, non animum mutant qui trans mare currunt… ), o Seneca (“fino a quando ignorerai cosa si deve fuggire, che cosa ricercare, che cosa è necessario o superfluo, giusto o ingiusto, questo non sarà viaggiare ma vagabondare”), c’è Pascal (“tutti i guai dell’ uomo derivano dal fatto che non sa stare un giorno intero dentro la sua stanza”) e il suo seguito di cultura francese, dove si afferma l’ immobilità nella vita, l’ inutilità della ricerca altrove, la staticità dell’ esistenza: ” naitre, vivre, et mourir dans la meme maison”dice Saint-Beuve, con una prospettiva peraltro affascinante.
Il secondo filone, invece, vede il viaggio come momento costruttivo fondamentale della conoscenza, momento dell’ incontro, del confronto e della scoperta. Da questa parte troviamo Omero e Plinio, Montesquieu, Goethe
“Se non avessi preso la decisione che adesso sto attuando (il viaggio in Italia), per me sarebbe stata certo la fine, a tal punto si era esasperata nel mio animo la smania di vedere queste cose con i miei occhi.”
fino a J.D. Salinger; tutti costoro affermano la dinamicità della vita, il movimento, il senso del viaggio come sola espressione di vita: ” zu reisen ist leben” (solo viaggiare è vivere).
Il viaggio, insomma, può coniugare due significati e due piaceri insieme; quello della novità nello spazio geografico da percorrere e quello del pensiero o lettura o ritrovamento nel tempo: entrambi portano in ogni caso il piacere fisico di un’ ebbrezza, quella del senso di un abbandono, della voluttà del lasciarsi andare.