Non ricordo perché e dove ho comprato “Astratto, figurativo e così via” di Clement Greenberg, Umberto Allemandi editore, ma so che è un libro fondamentale per il sottoscritto.
Nella mia beata ignoranza non sapevo neanche chi fosse questo signore quando comprai il suo libro e ancora oggi non ne so molto, ma la lettura del saggio che apre questo libro, Avanguardia e Kitsch, lascia senza fiato per la lucidità, l’acume e la precisione della sua analisi. Così ho letto anche il resto. E’ una cosa che consiglio vivivamente a chiunque si interessi d’arte e di pittura in particolare.
Tutti i saggi, tutti gli articoli hanno qualcosa di illuminante.
Per esempio, per tornare ad un tema da me trattato qualche tempo fa e cioé al rapporto tra pittura e illustrazione, Greenberg riporta l’opinione di Cezanne su Gauguin.
Vale la pena io credo ch’io faccia lo sforzo di riscriverla tutta (o almeno molta): “Verso la fine (della sua vita, ndr) egli (Cezanne, ndr) continuava a battere e ribattere sulla necessità del modellato e della complessità ed esattezza nel riportare le proprie <>. ….. Condannava Gauguin e Van Gogh per i loro dipinti <>: ‘Non ho mai cercato né accetterò mai la mancanza di modellato o di sfumature: è una assurdità. Gauguin non era un pittore; faceva soltanto delle illustrazioni cinesi’ ”
La pittura è, come diceva quindi Cezanne, riprodurre con la maggiore esattezza possibile il reale (consci che il reale è termine, come dire, plurisemantico) con tutte le sue ombre, sfumature e ‘carne’, e ‘materia’, mentre illustrazione è una pittura privata della sua materia? Una pittura piatta, che rinuncia alle ombre o le segnala in maniera convenzionale?
Come si vede, leggere e rileggere Greenberg fa bene alla pittura, fa bene al pensare alla pittura.