In questi mesi siamo andati a teatro 4 volte. Abbiamo visto l’Odissea di Bob Wilson (compagnia teatrale americana? Greca? voto 9), ‘Il ritorno’ di Pinter, con una compagnia francese (voto 6 e mezzo) , ‘Un amore di Swann’ della compagnia Sandro Lombardi (voto 6) e ieri sera ‘La bisbetica domata’ (voto 7 e mezzo) messa in scena dai Propeller, compagnia inglese specializzata nel rieditare Shakespeare come Shakespeare stesso avrebbe fatto.

Ebbene, spiace dover constatare che tra la produzione italiana e quelle estere c’è stato un abisso.

Si badi bene: non dico in termini di capacità di attori (ché anzi lo Swann di Sandro Lombardi era estremamente convincente a dispetto – a mio modo di sentire – della stazza dell’uomo non propriamente in linea con i dettami raffinati e consunti del dandy), ma in termini di difficoltà di progetti scenici e di fantasia realizzativa.

Mentre gli stranieri erano tutti una esplosione anche scenica, la produzione italiana si centrava su una scena fissa costituita da un numero notevole di poltroncine rosse, scelte per rappresentare al meglio il salotto di Madam Verdurin. Salotto che nel testo di Proust brulicava di gente e che invece in scena era malinconicamente vuoto.

Quanti spettacoli in Italia sono ad attore unico o con una compagnia ridotta all’osso? Tanti. Quanti sfruttano l’idea del lenzuolo di Strehler per evitare troppe arguzie e investimenti scenici? Tanti.

Gli spettacoli esteri invece, pur non facendo ricorso ad effetti speciali, ma mi pare si affidino a idee sceniche divertenti. Le compagnie erano ben composte e l’azione diveniva corale.

Perché? Forse che il prezzo del biglietto era diverso? No, ovvio. Quel che costa andare a vedere e sentire Swann (e Paolini l’anno scorso o Paolo Rossi l’altro ancora), costa andare a sentire Shakespeare recitato in una scena ben articolata da quattordici attori, quattordici.

Perché? I fondi pubblici dove vanno, visto che agli ospedali poco, alla scuola sempre meno e ai teatri niente?

Perchè l’Inghilterra ha i Propeller e noi abbiamo i nostri malinconici “one man show”?

Anche il teatro mi pare segno di questa nostra povera Italia.

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