Da Mario Rocca:

Bar alle Folies Bergere

Lo sguardo è oltre. Non il gesto, l’inclinazione del corpo fanno partecipi. E’ il volto che è vero. E’ la stonatura che rompe il luccichio e la falsità dei riflessi.
Lo specchio non è la vita e neppure la falsa luce che fa brillare la frutta, le bottiglie, le rose. L’immagine si sfoca sulle persone senza volto. La realtà è negli occhi distanti, perduti nella malinconia, la vita è nella piega delle labbra che non parlano. L’incantesimo della falsità si rompe. Occhi spersi interrogano, mettono a nudo la menzogna. Il cliente rimane stupito, colpito. Il mondo che lo circonda svanisce nell’attimo in cui vede gli occhi della ragazza. Non c’è più lo sfavillio, né il colore né l’ebbrezza del luogo, solo una sorda paura della realtà.
Quello sguardo è una domanda senza fine. Il vuoto di una vita che le luci possono illuminare ma non raccontare.

Dopo.

Il signore coi baffi prende dal tavolo il bicchiere appena riempito e ritorna al tavolo dagli amici. Si siede pensieroso.
“Che hai,cosa pensi?” chiede la compagna. Lui la guarda distrattamente.
“Facciamo un brindisi” grida un amico.
L’uomo si alza nuovamente in piedi, rivolto agli altri, sorridendo dice.
“Viva la vita!” Alza il calice voltandosi verso il bancone del bar. La cameriera non c’è più. Rimane il vuoto di quella presenza. Resta col braccio alzato qualche istante, poi posa il bicchiere si incammina verso l’uscita tra lo stupore della compagnia, apre la porta e sparisce nella notte.

 

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