Paolo Valentino su La Lettura, settimanale culturale del Corriere della Sera, lancia un grido di dolore e di allarme nei confronti di tutti quei capolavori aggiudicati alle aste londinesi o di New York per milioni di dollari e che, una volta consegnate ai loro nuovi e legittimi proprietari, spariscono dalla vista comune.
L’idea sottostante è che un mondo che non possa più ammirare dal vero, per esempio, “Au Moulin de la Galette” sia un mondo che ha subito un ingiustizia e comunque più povero, a favore della ricchezza privata.
Ovviamente condivido il grido di dolore dal sapore vagamente socialista e marxiano, ma mi domando quanto questa denuncia non abbia a che fare con la discussione che si stava facendo sull’Aura di Benjamin e quali siano le reali conseguenze di questa rimozione di queste opere dalla fruizione comune.
Quanto è importante vedere un’opera dal vero rispetto all’osservarne una riproduzione fotografica? Se ne vuoi capire o intuire i segreti tecnici è essenziale, ma la gran parte degli amanti dell’arte ha questa finalità?
Se una vera opera d’arte è quella che la riconosci (o ti riconosce) e ne vieni rapito, quale di queste due azioni è resa impossibile dalla sparizione dell’originale? Questa vicenda della sparizione dell’originale, in verità, ricordo un po’ gli 883 e la loro canzone “Chi ha ucciso l’uomo ragno”. Quando anche l’uomo ragno fosse stato o venisse ucciso in una delle prossime puntate del fumetto (posto che lo pubblichino ancora), la sua morte cosa toglierebbe al fascino e all’incanto della sua invenzione e al piacere della lettura delle sue prime avventure? niente, temo.
Alla stessa maniera che un’opera di Cezanne sparisca dalla fruzione pubblica per essere tumulata in qualche salone della villa del paperon de paperoni di turno cosa toglie a noi tutti? conosciamo meno Cezanne? Perché la gente fa la coda per stare pochi minuti davanti all’altare del quadro, il cui primo protagonista è apparentemente il quadro stesso, ma in realtà è la funzione di per sé (esattamente come in qualsiasi altro rito religioso). Allora ha ragione Benjamin ha sottolinearne l’aspetto formalistico e religoso.
I pittori sanno tutto di Cezanne e se ci vogliono pensare ancora su, allora si comprano un bel libro e se lo studiano. L’originale: sì certo se capita. Se non capita si vive bene lo stesso e si produce arte lo stesso.
E quindi perché ne parliamo? Quale valore ha l’unicum dell’arte così negato (apparentemente) dal novecento?
Forse, a ripensarci, sono persino contento che quanto sopra riferito accada: l’economista che è in me ricorda che stante che l’arte è un mercato a produzione necessitata e quindi a offerta infinita, il fatto che qualcuno simbolicamente distrugga parte dell’offerta è solo un bene, liberando domanda per nuovi beni “nuovi”.
Insomma: tanto rumore per nulla.
Sono pienamente d’accordo con te. Tanto rumore per nulla, cercando di aggrapparsi a delle convinzioni che oggi reggono sempre meno. C’è da dire poi che nel tempo in cui viviamo la fruizione di opere è ritornata ad essere una “moda d’élite” e che, eccetto rari caso (vedi le superstar “la ragazza dall’orecchino di perla” o qualche anno fa “la dama dell’ermellino” poche sono le persone che frequentano musei e gallerie. Quante persone conoscono veramente il patrimonio e i dipinti custoditi nella propria città?
Benjamin ci parla di valori aggiunti, quelli che costituiscono l’aura (la storicizzazione, la critica, il substrato…), ma oggi nella massificazione generale siamo bombardati dalle riproduzioni di tutto e forse ci siamo abituati a riconoscere la bellezza attraverso esse. Certo di fronte ad un originale c’é un’emozione aggiunta, ma a fronte di tantissime opere presenti e fruibili, appigliarsi alla perdita di queste opere mi sembra veramente eccessivo! Poi diciamoci la verità, dei due record storici, quanti amano veramente Bacon? Quanti apprezzano la sublime bellezza della sua carne viva? E di Warhol? Ormai c’è lo troviamo ovunque.
Visto quello che accade nel mondo dell’arte, soprattutto in Italia, io cedo che un dipinto, una scultura.. Stia meglio al sicuro da un privato, che abbandonata in un angolo remoto e polveroso di una galleria dimenticata! Non credi?
sì, assolutamente. meglio da un privato amata che abbandonata in uno scantinato. anche perché comunque quegli autori li conosciamo bene – meglio chi vuole o voleva o vorrà conoscere bene può farlo anche senza poter vedere qualche opera dal vero.