In attesa che pittura fiorisca di nuovo. Due versioni dello stesso pezzo, perché la lingua è musica e può essere arrangiata in maniera diversa.
Prima versione (andante largo)
1
Qui e ora, hic et nunc, qui e ora
nel pozzo del tempo,
quello in giardino sotto il vialetto
qui dove noi ora si precipita
sciolti in neutro-proto-elettroni,
ora dove ogni cosa è astratta
dimensione del tempo presente
esso che solo giustifica nostra
discendenza divina, qui e ora,
dove la stanza si fonde informe
in ombre sui muri
qui e ora, hic et nunc,
fino alla scossa finale quando
tutto si ferma e rimane costante
trottola troppo veloce
fusa, se stessa, presente
e si esce a bere qualcosa
nel viale di notte che avanza
musica, passi e aria d’aprile.
2
Qui e ora mio padre ricordo di padre
Qui e ora , maglia ancora bagnata
Qui e ora, buio incombente
Qui e ora, bagno pieno di terra
Qui e ora, sofferenza d’età nostra comune
3
Alto e leggero di sopra cielo ci accoglie
primavera ride di là dalle acque
dove il verde sembra collina
e scende sinuosa verso
Riva incantata
Ridere qui non è vietato
neanche quando il buio ci avvolge
e salute è luce rossastra
di barca lontana sul lago.
Qui ora voliamo soprogni cosa
e godiamo imprecando la vita
che comunque sopranza, degli stolti
che come sempre (incredibilmente)
sbagliamo ciò che non deve sbagliare,
dei cretini d’ogni età (tanti)
e di chi (grazie) ci vuole davvero allietare.
leggerezza sempre combatte
e sempre vince (ricorda)
contro quel cazzo di buio
che inghiotte la singola luce
generando fasci infiniti
poi dormiamo e con questo
finalmente io taccio
4
nel buco del sonno rivivo
luci sonore di quand’ero bambino.
5
Leggerezza poi svegliarsi
a dispetto di tutto
dei morti infiniti che non meriterebbero
tanto dispregio
di chi migliore di noi ora già tace
di fratelli e amici dispersi
mentre noi ecco qui e ora stendiamo le braccia
cercando le identità perdute nel buco.
Seconda versione (prestissimo)
1
Qui e ora, hic et nunc, qui e ora, nel pozzo del tempo, quello in giardino sotto il vialetto, qui dove noi ora si precipita sciolti in neutro-proto-elettroni, ora dove ogni cosa è astratta dimensione del tempo presente, ciò che solo giustifica nostra discendenza divina, qui e ora, dove la stanza si fonde informe in ombre sui muri, qui e ora, hic et nunc, fino alla scossa finale quando tutto si ferma e rimane costante, trottola troppo veloce, fusa, se stessa, presente, e si esce a bere qualcosa nel viale di notte che avanza, musica, passi e aria d’aprile.
2
Qui e ora mio padre ricordo di padre
Qui e ora , maglia ancora bagnata
Qui e ora, buio incombente
Qui e ora, bagno pieno di terra
Qui e ora, sofferenza d’età nostra comune
3
Alto e leggero di sopra cielo ci accoglie, primavera ride di là dalle acque dove il verde sembra collina e scende sinuosa verso Riva incantata. Ridere qui non è vietato, neanche quando il buio ci avvolge e salute è luce rossastra di barca lontana sul lago.
Qui ora voliamo soprogni cosa e godiamo imprecando la vita, che comunque sopranza, degli stolti che come sempre (incredibilmente) sbagliamo ciò che non deve sbagliare, dei cretini d’ogni età (tanti) e di chi (grazie) ci vuole davvero allietare.
leggerezza sempre combatte e sempre vince (ricorda) contro quel cazzo di buio che inghiotte la singola luce generando fasci infiniti.
poi dormiamo e con questo finalmente io taccio
4
nel buco del sonno rivivo luci sonore di quand’ero bambino.
5
Leggerezza poi svegliarsi a dispetto di tutto, dei morti infiniti che non meriterebbero tanto dispregio, di chi migliore di noi ora già tace, di fratelli e amici dispersi, mentre noi ecco, qui e ora, stendiamo le braccia cercando identità perdute nel buco.