Mario Rocca, pittore, ma anche scrittore, mi ha mandato questo racconto, intenso, breve, denso, aggrumato di un sentimento di vita notevole, intenso, denso, intensamente profumato. Eccolo:
Seduto al suo tavolo di lavoro Mario disegna. Poco lontano la micia si lecca, fa pulizia, si ferma, i due si guardano poi la gatta ricomincia a pulirsi e Mario a disegnare. Tranquillità palpabile, quiete desiderabile.
Una donna cammina veloce, il sole è basso ormai. Sta rientrando a casa. Intorno terra desolata, qualche arbusto e ombre lunghe che si stagliano su terra secca. Si volta e guarda suo figlio, piccolo che arranca dietro di lei, in quel paesaggio nudo. Un gesto animale, controllare i cuccioli. Poi riprende il cammino.
La gatta, finito di pulirsi, si alza, si stira e poi si accoccola, facendo un cerchio di se stessa. Una macchia nera. Mario la guarda e continua il suo lavoro. Come un animale la donna alza la testa, i suoi occhi neri brillano, istintivamente sente il pericolo. Attenzione, timore, paura. Le sue narici vibrano, sembrano fiutare tracce. Il sole è sempre più basso, la luce si fa densa scura.
Mario si alza, va dal televisore e l’accende. Pubblicità. Ritorna al tavolo, guarda la gatta e ricomincia a tracciare segni. Fuori dalla finestra il rumore di un motorino che passa. Il cielo rosso scuro, quasi viola. La donna afferra il piccolo se lo stringe al petto e affretta il passo. Un lampo, un tuono, poi ancora lampi e scoppi, sempre più vicino. Aerei. Si sente braccata, polvere dappertutto, col bambino sempre più stretto corre terrorizzata. Dove non lo sa, cerca di scappare da quell’inferno. Il rumore è assordante, cadono bombe ovunque.
Un segno dopo l’altro, alla televisione inizia un telegiornale speciale. Incuriosito Mario guarda lo schermo. Parigi brucia, Notre Dame sta bruciando. Incredulo, stupefatto si siede. Fiamme, fuoco, lampi rossi mordono il cielo. La donna corre, trova una porta, tutto intorno lampi, crepitii, fiamme. Entra. La casa e quasi distrutta si accascia, si nasconde in un angolo, l’unico angolo rimasto in piedi. C’è solo lei e il figlio, intorno nessuno. Sente un rumore, una voce, alza lo sguardo nella direzione dei suoni. Nel mezzo delle macerie, messa di traverso una televisione ancora accesa. Certe cose sembrano non avere ragione. Stupita, tremante, incredula la guarda. Anche l’immagine brucia, come tutto intorno a lei. Non conosce il luogo, non sa cosa stiano trasmettendo. Stringe sempre più forte il piccolino. Tutto va a fuoco dentro a quell’assurdo rumore che cade dal cielo. Mario vede la stessa immagine della donna. I giornalisti televisivi parlano e parlano. Le loro frasi sono vuote davanti a quelle immagini. Ad un tratto un’ombra scura cade in mezzo al fuoco, una guglia si è staccata ed è precipitata. Uno scoppio vicino, una parte del muro dove è appoggiata la donna, cade. Una fiammata le passa accanto. Tutto brucia, tutto si distrugge. Il mondo è in fiamme.nMario stupefatto guarda la gatta, che ignara di tutto continua il suo sonno. Poi ancora il video, il cielo di Parigi è un rogo. Non ascolta più. Le parole a volte diventano stupidaggini.S i passa la mano sul volto, un sudore freddo gli cola dalla fronte. Sente un tepore, si guarda la mano rossa di sangue. Una scheggia l’ha colpita alla testa. Le dita cercano la ferita, per capire, un taglio non profondo. La donna si calma un poco. Alla televisione dicono che ci vorrà del tempo, non si sa quanto, ma Notre Dame sarà ricostruita come era, anzi più sicura. Parigi avrà nuovamente la sua cattedrale, il mondo ancora una delle sue meraviglie. Mario spegne il video, si avvicina alla gatta, l’accarezza, poi si risiede e riprende a disegnare. Il televisore in mezzo alle rovine non dà più immagini, ma una luce grigia, uniforme. Il frastuono è cessato, ancora polvere e fumo, qualche piccola fiamma brucia le ultime cose di quell’inferno che è passato. La donna si alza, stacca il figlio dal suo corpo. Un grido strozzato, la scheggia che ha ferito lei ha ucciso il piccolo. Mario nella tranquillità dello studio continua a disegnare, pensa al rogo che ha visto. La gatta continua il suo sogno. Mario non sa della donna lontana, non sa del figlioletto, non lo saprà.
