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E ancora possiamo distinguere tra ciò in cui crede Dante poeta da ciò in cui credeva come uomo. Da un punto di vista pratico è molto improbabile che anche un grande poeta come Dante abbia composto la Commedia solo sulla base di ciò che sapeva e senza fede, ma la sua fede privata si trasforma nel divenire poesia. E’ interessante farsi tentare dalla suggestione che questo sia maggiormente vero per Dante che per qualsiasi altro poeta filosofo. Con Goethe, per esempio, ho avuto spesso la precisa sensazione che “questo è ciò in cui Goethe uomo credeva”, invece che stessi semplicemente entrando nel suo mondo; con Lucrezio lo stesso, meno con Bhaga-vad-Gita che nella mia esperienza è il grande poema filosofico più simile alla Divina Commedia.
Questo è il vantaggio di un sistema di dogmi e costumi tradizionali coerenti come quelli della religione Cattolica; essa ha un proprio fondamento, che può essere compreso e accettato anche senza fede dal singolo individuo che le propone. Goethe ha sempre suscittato in me un forte sentimento di avversione in ciò in cui credeva: Dante no. Credo sia perché Dante è un poeta più puro, non perché io abbia più simpatia per il Dante uomo che per il Goethe uomo.
Non dobbiamo prendere Dante per l’Aquinate o l’Aquinate per Dante. Sarebbe un grave errore di psicologia. L’attitudine alla fede di chi legga la Somma deve essere diversa da chi legga Dante, anche se si trattasse della stessa persona e che quella persona fosse Cattolica.
Non è necessario aver letto la Somma (che significa, in pratica, aver letto un qualche manuale) per comprendere Dante. Ma è necessario leggere i passaggi filosofici di Dante con l’umiltà di una persona che stia visitando un nuovo mondo, e che prende coscienza che ciascuna parte è essenziale al tutto.
Ciò che è necessario per apprezzare la poesia del Purgatorio non è la fede, ma la sospensione della fede. Esattamente tanto quanto è richiesto a ciascun lettore moderno per accettare il metodo allegorico di Dante, lo stesso è richiesto agli agnostici per accettare la sua teologia.
Quando dico di comprendere Dante non voglio intendere una mera conoscenza di canti o versi, non più di quanto io intenda di fede: intendo uno stato d’animo nel quale si osservino alcune credenze, così come l’ordine delle anime dei defunti, bel quale il tradimento e l’orgoglio sono peggiori della lussuria, e la mancanza di fede è la peggiore di tutte, se possibile, sospendendo allo stesso modo il nostro giudizio.

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