Essere d’accordo con Ezio Greggio non è un dramma. Capitò, capita, capiterà.
In questo caso quando dice che chiudere causa covid teatri e cinema è una stupidaggine dice una sacrosanta verità.
Si chiudano le biglietterie di teatri e cinema, si accettino solo prenotazioni online, si scaglionino gli ingressi, si riduca il grado di presenza in sala, si misuri la temperatura, ma chiudere che senso ha?
Nessuno.
Tanto la gente a fronte del bombardamento quotidiano non esce volentieri di casa e tanto meno va volentieri a chiudersi in teatri o cinema, ma chiuderli ex legge significa solo assumere una decisione di nessuna rilevanza medica, di grande rilevanza metaforica e di valore economico solo per esercenti.
Di nessuna rilevanza medica è sotto gli occhi di tutti. Il teatro è il cinema di sala erano già in crisi pre covid, figuriamoci adesso, ovvero pochi spettatori prima, figuriamoci adesso.
Grande rilevanza metaforica: lo spettacolo chiude. Non è tempo per divertirsi. È solo il tempo della paura e dell’ansia. Neanche durante le guerre chiudevano cinema e teatri.
Di valore economico solo per gli esercenti, perché a loro andrà il ristoro previsto dal governo, non certo agli attori, musicisti, tecnici, elettricisti e altri lavoratori del settore. Sorge il sospetto che siano stati proprio gli esercenti a chiedere e ottenere questa misura così da poter chiudere e lasciare a casa i lavoratori “legalmente” e beccarsi i pur magri quattrini previsti a sostituzione del fatturato.
Una misura sbagliata, punto.
