Qualche sera fa siamo andati al Consevatorio a (ri)sentire la Sonata a Kreutzer.

Confesso: è uno dei brani di musica che preferisco, per essere cauto.

I due signori che la interpretavano erano il signor Kremer al violino e il signor Zimmerman al pianoforte. Nella mia abissale ignoranza musicale non li conoscevo. Poco prima d’andare un amico tenore, cui raccontavo della mia prossima avventura con uno sconosciuto lettone e un altrettanto sconosciuto polacco, quasi impazziva all’idea che io non conoscessi Kremer (lettone)e neanche Zimmerman (il polacco), i quali insieme costituivano, a suo dire, una coppia strabiliante. Aveva ragione lui. L’esecuzione della Kreutzer è stata perfetta, magistrale, superlativa, unica.

La sala ribollente di colpi di tosse vari è azzittita, quando il violino e il pianoforte hanno iniziato a duettare, fino ad esplodere in un improvviso applauso al termine del primo movimento.

Perfetta. Non conosco altri pezzi di musica nei quali le qualità degli strumenti (e degli interpreti) si fondano in maniera tanto perfetta. La sonata è un canto d’amore doloroso nel primo tempo, un dialogo tranquillo nel secondo e un felice epiologo nel terzo. Il violino e il pianoforte, specie nel primo, lungo, interminabile, stupendo movimento, si scambiano i ruoli nella danza del suono, con il primo, il violino, che spesso si porge come soprano nel duetto (e il secondo tenore) per scambiarsi posto e funzione, sostenendo quello l’altro in un continuo cantato che lascia ogni volta basiti. Il dialogo delle note si fa fitto, sostenuto, intessuto di grazia e straziante tristezza, per poi tornare giocoso e lieve come canzone di bimbo.

Nel secondo movimento, come dicevo, il dialogo è maturo, sereno, quasi che la coppia sia giunta ad un proprio equilibrio ed ora si trovi a conversare amabilmente e comodamente sprofondata in un ampio divano.

Bellissimo.

Sì, certo anche Chopin. Sì certo Bach nel violoncello solo, quando riflette e rimugina sulla dinamica del suono. Sì certo, l’immenso Mozart in decine e decine di suoi lavori. E Corelli. E Vivaldi e chi più ne ha, più ne metta, ma la Kreutzer, la Kreutzer è perfetta, intoccabile, immutabile, anche in una sola nota o accento.

Consiglio, vivamente.

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