Ieri pomeriggio visita a Bosch e un altro Rinascimento a Palazzo Reale a Milano, ovvero ennesima esperienza di come una mostra non dovrebbe essere gestita.

Già qualche anno fa (2019) per la mostra su Antonello da Messina ero caduto nella stessa trappola. Ieri di nuovo.

Tanta di quella gente da non essere riuscito a vedere niente. Ho potuto solo apprezzare la cartellonistica e la parte didattica veramente ben fatta (come sempre ultimamente a Palazzo Reale), ma i quadri impossibile da raggiungere.

Fortunatamente già conoscevo ovvio Bosch e i suoi emuli, perché se mi fossi dovuto basare su quanto ho potuto vedere sarei rimasto in una ben più che vaga ignoranza.

Come si fa e che senso ha permettere un afflusso di pubblico così esagerato, in generale alle mostre di pittura e in particolare a quelle dedicate a pittori che hanno fatto dei formati piccoli (Antonello) o del florilegio di particolari (Hyeronimus) la propria misura? In generale, dicevo, ogni quadro è composto da infiniti particolari quantomeno tecnici, ma le opere di questi due geni della pittura sono essenzialmente un insieme di particolari.

Non che in Bosch non esista un gusto della composizione e una contrapposizione di pesi (per rifarmi ad un mio recente scritto) delle varie figure e forme dipinte, anzi la sua particolare forza sta nell’aver iscritto i particolari in un insieme fortemente connotato per armonia e bilanciamento formale, ma ciò nonostante non c’è dubbio che una gran parte del piacere che si trae dai suoi trittici sta nel poter godere dei tratti con cui ha fissato mostri ed esseri vari.

Una modesta proposta, sulle orme del grande Swift: non potrebbero gli organizzatori prendere esempio dalle compagnie aeree e far sì che: (a) nei week end e nelle feste comandate alle mostre si entri solo con prenotazione; (b) il prezzo del biglietto per ciascuna data venga fissato secondo i meccanismi delle aste competitive o quantomeno ad un livello tale da permettere di attendersi ragionevolmente un numero di visitatori congruo con le necessità di fruizione.

Notato che i paesaggi che fanno da sfondo alle opere del Bosch sono tutti leonardeschi e che i due, Bosch e Leonardo, hanno vissuto praticamente lo stesso numero di anni esattamente nello stesso periodo senza incontrarsi mai, pare, (Bosh 1453 – 1516 / Leonardo 1452 – 1519) e che attribuire ad una influenza di Bosch su Leonardo alcuni schizzi contenuti nel codice trivulziano mi pare un poco azzardato, altro non posso dire perché, per l’appunto, poco o punto riuscii a vedere. Tredici euro buttati.


Ps: Mala tempora currunt: se si digita Bosch nella nostra enciclopedia digitale (Wikipedia) prima di arrivare al genio di Hertogenbosh ci si dovrà districare tra una nota azienda olandese e innumerevoli, ma assai meno meritevoli, omonimi più recenti.

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